«Io emarginata dal Pd e ignorata da Sala»

Fondatrice del circolo lascia il partito: «Parisi? Pronta a lavorare con tutti»

Alberto Giannoni

Maryan Ismail, lei ha lasciato incarichi e tessere Pd. E l'ha scritto al segretario Matteo Renzi. Perché?

«Tutto passa da Milano e da milanesi lo sappiamo. Dire che si sta escludendo una parte della comunità islamica ha o no rilevanza nazionale? Renzi l'ho messo al corrente di ciò che sta succedendo».

Cosa sta succedendo?

«Si è intrapreso un percorso per il diritto al culto, principio che sottoscrivo. Ma ha preso il potere l'islam politico, organizzato, rispetto alla stragrande maggioranza dei fedeli».

Perché il suo Pd ha scelto un islam che lei definisce ortodosso?

«Non lo so, chiedo proprio questo. Nella consulta dei musulmani non ci sono le varie anime dell'islam, ci sono solo Ucoii e figli. Una precisa ideologia politica religiosa che ha preso le redini per fare cosa? C'è un'area ortodossa e un'area progressista. Quale islam vogliamo rappresentare, quello che non separa religione e politica e non mette al centro la questione donna?».

Ma l'islam che lei contesta ha portato in Consiglio, con il Pd, proprio una donna, Sumaya Abdel Qader.

«Sì, Sumaya la conosco e non ho niente contro di lei, anzi ha avuto anche la mia solidarietà. Ma le donne che ci sono, ci sono proprio per promuovere quel modello, a cui non mi sento di appartenere, un modello impregnato di separazione fra uomini e donne».

Gli stessi Pd che hanno chiesto alla cattolica Paola Binetti di andarsene dal Pd scelgono un islam così conservatore. Un paradosso?

«È così, pensiamo a Massimo Ferlini che alla fine non si è candidato. Questo va oltre il relativismo culturale e il terzomondismo. L'altro giorno ero al gay pride, come da anni e non ho visto altri».

Lei è stata emarginata dalla dirigenza locale del Pd?

«Certamente, la mia campagna è sotto gli occhi di tutti. Non c'è stato un dirigente del mio partito che si sia presentato con me o col mio amico Daniele Nahum».

L'attuale sindaco Beppe Sala che linea ha scelto?

«Non ho avuto rapporti con lui, se non in un'occasione, in un teatro riempito dalla comunità dello Sri Lanka, buddisti peraltro. Volevo incontrarlo e ho chiesto al suo staff. Non ho mai scambiato una parola con lui. Ma non sono contagiosa, non sono una lestofante, non voglio posti. Ho atteso con pazienza prendendomi gli insulti, per esempio di Gad Lerner che non ha capito qual è la posta in gioco. Ora parlo».

Eppure lei non è di destra.

«A Milano tutti conoscono il mio percorso, è specchiato: vengo dalla Fgci, dai verdi, ho fatto un percorso con i comunisti. Ma qui non c'è una battaglia destra-sinistra ma sull'islam che vogliamo».

Stefano Parisi, candidato di centrodestra, l'ha difesa...

«Posizione sensatissima. Come cittadina sono pronta a lavorare con tutti, naturalmente non con chi a destra ha posizioni odiose. Non mi piace l'ideologia dei Fratelli musulmani.

E la moschea deve essere la casa di tutti, come il Duomo o la sinagoga. Ognuno deve portare il suo mattone. Solo così potrà essere giusta, la casa di un islam gioioso, colorato, puro e pacifico. Se sarà solo la moschea del Caim io non ci metterò piede».

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