Sarà il profilo, la voce o il modo di muoversi, quella che chi non sbaglia mai congiuntivi e deodorante definisce allure, ma Ippolita Baldini i suoi quarti di nobiltà li emana tutti. Ci ha scherzato su in prima persona, ricordando nei suoi monologhi comici di essere una figlia di marchesa decisamente atipica, poi, però, quando la scritturano per spettacoli non suoi, eccola calata nei panni di qualcuno inevitabilmente upper class. Al Teatro Martinitt l'attrice comica nota per i suoi sketch in tv a Colorado e Zelig è in scena con Antonio Cornacchione da questa sera al 25 novembre - in L'ho fatto per il mio Paese, tragicommedia scritta dallo stesso Cornacchione insieme a Francesco Freyrie e Andrea Zalone, già autori di Maurizio Crozza. Nemmeno a dirlo, l'attrice milanese si ritrova nel personaggio di una donna elegante, abituata a misurarsi con le stanze del potere: un Ministro, nientemeno. Il problema, per lei, è che la stanza in cui si trova ora è uno scantinato insonorizzato con giusto il necessario per sopravvivere, dal momento che è stata rapita. Il rapitore è Benny/Cornacchione, esodato donchisciotte senza soldi che, per disperazione, ha compiuto l'insano gesto. La prigionia, però, avvicina guardia e recluso. «Ho ereditato questo ruolo da una veterana come Lucia Vasini spiega Ippolita Baldini e per me già questo, entrare in un meccanismo oliato da più di sessanta repliche e con attori come lei e Cornacchione, è stata una sfida. Il segreto della storia è tutta nella relazione mutevole tra i due personaggi, la scrittura è intelligente, non si prendono le parti di uno o dell'altro, non vi è nulla di populista e moralistico nella storia. Alla nostra prima temevo che il pubblico avrebbe odiato il mio personaggio, invece la complicità che si crea tra i due protagonisti salva entrambi». La scelta di Ippolita Baldini è stata immediata: «Antonio è venuto allo Zelig Cabaret in viale Monza a vedere il mio spettacolo Mia mamma è una marchesa rivela la comica - non era ancora finito e aveva già deciso che sarei stata io il Ministro». Chissà mai se un giorno Baldini vestirà panni anche solo vagamente pezzenti. Lei sorride e risponde: «In effetti anche due stagioni fa all'Eliseo di Roma ne L'Isola degli Schiavi di Pierre de Marivaux insieme a Stefano Fresi il mio personaggio era una nobildonna. Però poi finivo per diventare serva della mia serva». Un'altra sfida, per la comica milanese, è quella di non poter sfruttare appieno, nella piéce attuale, la sua fisicità: alta e dinoccolata, Ippolita è relegata, sdraiata o seduta, su una branda. Per di più legata. «Rapita dopo una caduta in bici, la mia mobilità è precaria, ho dolori dappertutto. Fino ad oggi la mia comicità è passata sempre attraverso la gestualità, il gioco si fa duro quindi». Insieme al teatro, Ippolita Baldini si dedica anche alla tv, sul canale 60 digitale Zelig, dal 19 novembre ogni lunedì e martedì. «Il cabaret in tv oggi si è fatto più difficile spiega l'attrice Il pubblico giovane si appassiona più agli onnipotenti divi nativi digitali chiamati youtuber.
Sulle prime, devo dire, ho pensato di farmi un mio canale video sul web, poi ho capito di non avere il linguaggio per arrivare a quel pubblico. Se questo è un male? Io dico di no: in fondo, l'arte antica del cabaret si sta ripulendo. Torna alla verità, si ripulisce di scorie e vanità da show in prima serata». Torna a essere palcoscenico.
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