di Stefano Giani
Il senso di Mira per i figli non è soltanto arte. La Settima. Cinema e celluloide. In realtà ne ha quattro. È mamma appagata. Felicemente coniugata a Christopher Backus, attore pure lui e sceneggiatore, di ben 14 anni più giovane di lei. Il senso di Mira Sorvino per i bambini è nato prima che ne avesse. Perché la bionda italoamericana della Grande Mela si è trovata alle prese con i piccoli, in anticipo sui tempi. E ha attraversato le varie declinazioni dell'essere madre. Non sempre condividendole. Certo interpretandole. Ultima in ordine di tempo la Georgina di Mothers and daughters di Paul Duddridge, un film indipendente che le è valso il premio del Miff come miglior attrice non protagonista e per la prima volta si è ritrovata sotto la Madonnina.
Chi è Georgina.
«Una donna che ha dato in adozione la figlia, ma quest'ultima non si è arresa. Quando è cresciuta, l'ha cercata e l'ha trovata. Faceva la creatrice di moda per una linea di reggiseni».
Detto così stona. Un tema serio e una professione frivola.
«È lo scontro degli opposti».
Che cosa ne pensa degli abbandoni.
«Sono una cosa orribile. Soprattutto quando lasciano i bimbi in mezzo alla strada. E chiunque lo può capire, ma quando si diventa genitori tutto è ancora più chiaro. Ho quattro figli e sono ciò che di più importante ho al mondo. Chi ne ha può capire. E per una mamma è più evidente. Sentirli muovere dentro di sé è una sensazione senza eguali. E resta».
Ma esistono casi in cui li ritiene giustificabili...
«Forse, soltanto se si è così poveri da non poterli mantenere. Se, insomma, affidarli a qualcuno equivale a offrire loro una seconda opportunità. Alternativa a una vita altrimenti di sola sofferenza».
Era il '95. Mira Sorvino aveva 28 anni eppure aveva già «abbandonato» suo figlio a Woody Allen. Ricorda...
«Esatto. Lo avevo lasciato, nella finzione cinematografica s'intende, perché non potevo allevarlo».
Certo, faceva la pornostar. Solo sulle scene, s'intende.
«Ma poi mi sono redenta».
E il figlio l'ha avuto. Che cosa ricorda dei suoi inizi con Woodie?
«Mi sorprese. È un uomo di grande intelligenza. Un umorista sopraffino. Quando mi diede la sceneggiatura de La dea dell'amore mi disse: Non m'importa che impari le battute a memoria. Poi ci trovammo sul set e capii il motivo. Con lui il copione non serve. Si recita a braccio. S'improvvisa. Con naturalezza. Ma come fa un'attrice di vent'anni, quasi all'esordio, a fare la spalla di Woody Allen, senza sapere la propria parte».
Comunque ce l'ha fatta.
«Mi sono divertita. Woodie è un maestro a stemperare tensioni. Ama la spontaneità. E certe uscite lui non le aveva scritte».
Vi rivedete ancora visto che abitate a New York...
«Ogni tanto capita. E c'è sempre il sorriso».
E adesso a che cosa sta lavorando.
«Presto uscirà Indiscretion. Sono la moglie di un politico che s'invaghisce di un giovane scultore e ha un week end bollente con lui. Ma quando tutto finisce, l'artista non si arrende e s'intrufola nella vita della donna mettendola a soqquadro».
Un tocco di gelosia visto che lo scultore è suo marito nella vita.
«Nooo (sorride). Mi vuole per sé, benché sia già sposata. È solo un curioso incrocio».
Eppure non è la prima volta che lavorate insieme. Facciamo qualche titolo. «Mothers and daughters». «The muse». «Chloe & Theo». «Union square».
«Diciamo che mi tiene sotto controllo. Sto scherzando, ovviamente».
Come si sente nei panni della moglie di un politico?
«Me ne sto in disparte. Tant'è vero che perdo la testa per Christopher».
E fa bene. Oggi c'è poco da ridere con la politica.
«Sono anni difficili. Il terrorismo sta mettendo alla prova tutto l'Occidente. Scontri di religione. Odio contrapposto. Serve pace tra gli uomini, non guerra».
Detto da chi ha una profonda fede cristiana...
«Invece c'è chi se ne approfitta».
Ad esempio?
«Donald Trump».
Perché?
«Fa leva sul malcontento di tutti per raccogliere consensi. Persone che non vogliono l'immigrazione. O che diffidano degli islamici. Chiunque sia arrabbiato per qualcosa Trump lo intercetta e gli promette ascolto. E gli insofferenti finiscono inevitabilmente nella sua area».
Lei non lo voterà, quindi?
«In primo luogo non voterò per lui. Poi sosterrò chi ci sarà».
Ci sarà Hillary Clinton.
«Forza Hillary, allora».
Torniamo a Christopher. Non l'ha accompagnata a Milano.
«È venuto con me a Capri e si è ritrovato una fede al dito».
Come mai a Capri.
«Un omaggio a papà. Ci teneva, lui torna spesso a Napoli che considera casa sua. Così ci siamo sposati 'n coppa a o' Vomero (dice in dialetto)».
Mi tolga una curiosità. Lei parla il cinese e non l'italiano.
«Lo capisco soltanto. I miei nonni comunicavano solo nella vostra lingua. E papà usava l'italiano con loro e l'inglese con noi figli. Per questo lo comprendo, ma niente di più. E una domanda gliela faccio io. Cosa mi consiglia di fare a Milano?».
Che ne dice di una bella giornata di shopping. Ci sono i saldi, farà ottimi affari.
«Mi è stato proibito. Comprerei troppe cose. Mannaggia, nella capitale mondiale della moda devo fare la brava».
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