Loretta, ovvero la sempre incantevole Miss Goggi, è alla vigilia dell'appuntamento più importante della sua vita di star: essere la protagonista di «Gypsy», il musical che a Broadway è in cartellone da quasi mezzo secolo realizzando il sold out più lungo della storia dello show-business americano. Dove, per chi non lo sapesse, la protagonista non è come ci si potrebbe aspettare la mitica Gypsy Rose Lee, regina del burlesque, ovvero l'antenato dello striptease, ma l'eccentrica genitrice. Che a suo tempo spianò la via del successo alla formosa figliola che, prima di debuttare sulla via impervia ma gratificante del nudo, sfornava marmellate a gogò nei giorni bui della Depressione.
Un traguardo impegnativo o no, cara Loretta?
«Impegnativo? Pazzesco, addirittura. Anche se io, da pazza scatenata qual sono, fino a poco tempo fa avevo puntato tutte le mie carte su Mame, ovvero «La signora mia zia», l'altro bellissimo musical tratto sia dal romanzo di Patrick Dennis che dal film cult con Rosalind Russell. Cui ho rinunciato perché, tra troupe, balletti e costumi, costava una cifra megagalattica».
Mi sta dicendo che «Gypsy» è un ripiego?
«Non è da me usare una parola simile dato che Gypsy mi offre l'occasione più unica che rara di dimostrare che il glamour di quasi tutte le protagoniste dello spettacolo si deve al 90% all'energia e alle incredibili capacità persuasive delle signore mamme. La categoria più vilipesa del mondo che tuttavia ha sempre in tasca l'atout che fa vincere ogni partita».
Complimenti. Anche perché sappiamo tutti che lei è reduce da una situazione particolarmente dolorosa
«La scomparsa di mio marito Gianni Brezza è stata terribile. Al punto di farmi decidere ad abbandonare per sempre il lavoro. Mi chiedevo cosa fosse il senso della nostra misera sopravvivenza su questo pianeta inquinato dalla morte che, nella vita, ci spalanca davanti l'abisso della nostra inadeguatezza. Solo i miei padri spirituali mi hanno persuasa a non abbandonare la partita e a ritrovare, nel dolore, la parte migliore di me».
Lei è stata la bambina prodigio per eccellenza negli anni d'oro della nostra Tv. Cosa significa oggi essere finalmente mamma, sia pure solo sul palcoscenico?
«È la grande occasione che un'interprete si aspetta per dimostrare al pubblico di essere intercambiabile».
In che senso?
«Le mamme sono la garanzia della nostra continuità nel tempo. Dato che da bambine giochiamo con le bambole e da adulte ci sentiamo madri, sorelle, complici degli uomini della nostra vita. Anche se la mamma di Gypsy, come la mamma piena d'entusiasmo battagliero che incarno in «Pazze di me», il film di Brizzi che ho appena interpretato, sono sì creature amorose ma a prova di bomba come e peggio di carri armati pronti a sbaragliare il nemico».
Peccato che il cinema si sia accorto di lei così tardi, non trova?
«Si dimentica che, da ragazzina, feci una serie di musicarelli? Ero una bambina con la fascia azzurra nei capelli e i calzettoni lunghi. Che, ai tempi in cui andavano di moda le lolite, passava facilmente per una figlia di Maria.
Cosa si aspetta allora dal futuro una donna-spettacolo come lei?
«Magari un film drammatico nella parte di un serial killer, che ne dice?».
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