«Io, rimasta vedova nella strage di Linate rivivo con mio nipote»

«Io, rimasta vedova nella strage di Linate rivivo con mio nipote»

Mattia è un bimbo di dieci mesi. Ieri, in braccio alla mamma, ha portato i doni all'altare durante la messa di commemorazione della strage di Linate. Tra le 118 vittime della tragedia c'era anche suo nonno Maurizio. Un giorno il piccolo Mattia conoscerà la storia di quel tremendo incidente e qualcuno gli dirà quanto importante è stato il suo arrivo all'interno della famiglia. «Mi ha portato la serenità che da tempo cercavo - racconta orgogliosa la nonna, Adele Scarani Pesapane - Nel suo volto rivedo le espressioni di mio marito, gli assomiglia tantissimo. Per me è il simbolo della vita che continua».
Dodici anni fa la vita di Adele si è fermata di colpo. Un dolore travolgente e troppo duro da giustificare. Ma a casa c'erano tre figli da mantenere e non c'era il tempo di abbattersi. «È stata davvero dura - ammette ora - ma finalmente posso dire di avercela fatta. I sacrifici sono stati parecchi e ho fatto una fatica tremenda ma oggi mi sento orgogliosa. La rabbia e la sofferenza hanno lasciato il posto a sentimenti positivi, e questo è stato possibile anche grazie alla nascita di Mattia».
Adele, da sola con le sue forze, è riuscita a far laureare tutti e tre i suoi figli. Ora Lucia, 32 anni, è curatrice d'arte e organizza mostre a Parigi. Serena, 29 anni, laureata in Bocconi e mamma da meno di un anno, ha appena ripreso a lavorare in una grossa azienda. E Filippo, il «piccolo» di casa, ha preso la laurea in medicina e sta per cominciare la specializzazione in dermatologia.
Obbiettivo raggiunto. Ma di obbiettivi raggiunti ce ne sono altri, altrettanto importanti, a cominciare dalla sicurezza negli scali perché pagine come quella dell'8 ottobre 2001 non vengano mai più scritte. Di strada ne è stata fatta parecchia e gli errori sono stati corretti ma, come ha ricordato lo stesso presidente della Regione Roberto Maroni, «la memoria deve rimanere per sempre viva».
«L'Italia è sicuramente ai livelli di sicurezza più alti - ha aggiunto il sindaco Giuliano Pisapia - e Linate in particolare. È stato un passo avanti riuscire a far derivare da una tragedia un lavoro costruttivo con le vittime e con gli esperti per dare sicurezza a tutti. Bisogna non dimenticare ma guardare avanti».
E proprio per non dimenticare, entro la fine dell'anno il Comune emetterà il nuovo bando per assegnare una borsa di studio, del valore di 6mila euro, a studenti e ricercatori universitari che, con le loro tesi e ricerche, approfondiranno il tema della sicurezza del volo. «Così - spiega l'assessore all'Università Cristina Tajani - manteniamo l'impegno preso con i parenti delle vittime affinché rimanga sempre viva, soprattutto nelle nuove generazioni, la memoria del più grave disastro aereo avvenuto in Italia».
Intanto sono proprio loro, i parenti di chi è rimasto ucciso su quell'aereo, a rabbrividire di fronte a ogni grossa tragedia. Ultima quella del barcone di Lampedusa. «Lampedusa come Linate è derivata dall'egoismo umano che non si arrende mai» denuncia polemico Paolo Pettinaroli, del comitato 8 ottobre. «Anch'io mi sono chiesto - ha detto Pettinaroli riprendendo l'omelia del vescovo durante la messa di commemorazione - Dio dov'era. Era nel suo disegno, andiamo avanti con la fede. È la dodicesima volta che siamo qui e il dato della tragedia è irreversibile, mentre i ricordi dopo tanti anni li nascondiamo in un luogo profondo.

In questa occasione, pensiamo alla tragedia di Lampedusa, sempre dettata dall'egoismo» ma per il Comitato «le mani pulite non servono se restano in tasca». Per questo «dopo dodici anni vediamo i frutti del nostro impegno e lavoro, cioè il miglioramento del trasporto aereo».

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