Come proseguono le ricerche di se stesse se si è attrici, ma anche dotate di una personalità ascetica, e in più si è figlie di una marchesa?
«Le mie piccole sventure quotidiane sono condivise e seguite da molti». Esordisce così nell'intervista Ippolita Baldini, la Dodi in «Benvenuti al Nord», la Lucy a Zelig, Mina per Almodovar, ma soprattutto Roberta in «Mia mamma è una marchesa», il suo testo, scritto con la collaborazione di Emanuele Aldrovandi, che dal 2015 ha conquistato il pubblico di Zelig, del Teatro Franco Parenti e del Teatro della Cooperativa. E debutta proprio qui, questa sera fino al 16 febbraio, «Una marchesa ad Assisi», che potremmo dire, in gergo, il sequel del penultimo lavoro, che il teatro di via Hermada 8 ha deciso di coprodurre con la Roberta in versione sacra, che però è anche Ippolita nella versione laica e di spettacolo (in realtà tutti e due sono nomi propri. E ce n'è un terzo: Lucia). Insomma, di nomi e di facce ne ha molti questa attrice che infatti, anche nell'ultimo lavoro, porta in scena la ricerca della sua identità: «Roberta vorrebbe capire cosa desidera, chi è, cosa vorrebbe essere». Ed è proprio questa instabilità ciò che le persone condividono: «Il pubblico si era molto affezionato alle insicurezze di Roberta, che inseguiva l'anima gemella in un contesto spesso chiuso e al cospetto di una madre che rispondeva ai suoi dubbi proponendo solo l'etichetta del bon ton». Ed ecco, quindi, uno spettacolo per illuminare su dove sia arrivata l'attrice, col suo bagaglio di dubbi da mostrare tra le risate. Ippolita, dopo aver provato la mondanità e la superficialità che si può trovare in una vacanza a Mikonos passata tra discoteche e festini, parte per Assisi, in pellegrinaggio. «E qui accade un'epifania, arriva una luce, un incontro». Quello con Dio, che le cambia la vita. La realtà francescana la conquista, e l'assorbe. Fino, però, a farla diventare bigotta, moralista, esageratamente religiosa: tra cambi di costume, musiche, canzoni, citazioni di brani del Vangelo, ecco uno spettacolo che è l'espressione di un percorso. Saranno almeno 15/20 i diversi personaggi che sempre Ippolita interpreterà per raccontare la sua avventura. «La grande novità di questo lavoro è che si parla di Fede e la sua ricerca, che alla fine ti porta a trovare la Pace anche nelle difficoltà».
Ma attenzione, non è un lavoro solo per credenti: «Si ride tantissimo - conclude Ippolita - E la collaborazione drammaturgica con Aldrovandi e registica con Camilla
Barison mi aiuta a mantenere un approccio laico, sono occhi esterni». Non c'è due senza tre... «l'amore della mia vita lo cerco ancora. Credo che la terza parte sarà quella conclusiva: allora saprò se sarà Dio o un uomo».
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