«Solidarietà con tutto il cuore». Un messaggio affettuoso diretto a Maryan Ismail. La Comunità ebraica non vuole intervenire nella diatriba che tormenta il Pd di Milano. Nè intromettersi negli affari interni alle associazioni musulmane. Però le parole del presidente, Raffaele Besso, trasmettono un'attenzione particolare per il caso Ismail. «Non entriamo nelle polemiche politiche – ha detto Besso - l'unica cosa che possiamo dire è che Maryan Ismail è un'amica del popolo ebraico e noi non possiamo che stare con lei, a cui esprimiamo solidarietà e vicinanza con tutto il cuore». La Ismail, dirigente del Pd ed esponente della comunità somala, ha formulato in un'intervista al Giornale tutta una serie di articolate e argomentate critiche al Comune sulle moschee. Non solo per l'esito del bando per l'assegnazione di aree pubbliche da destinare all'edificazione di luoghi di culto. Anche, e soprattutto, per la linea tenuta in città: «La maggioranza dei musulmani, laici e moderati, sono stati esclusi» ha detto l'antropologa, evidenziando la sostanziale egemonia riconosciuta a una parte del mondo musulmano, quella più strutturata ed economicamente più forte. Soprattutto, la Ismail ha chiesto una moschea «di tutti i musulmani», «aperta», e «non politicizzata». Un monito importante, dettato da una donna con una storia fuori dal comune e dolorosa. Il fratello, Yusuf Mohaed Ismail, ambasciatore somalo all'Onu, a marzo è stato ucciso in un attentato rivendicato dalla cellula locale di Al Qaida. Per la sua posizione e la sua storia, il Giornale l'ha proposta come garante della moschea di Milano. La posizione della ismail è stata suffragata anche dall'opinione di uno dei massimi esperti milanesi di Islam, Paolo Branca, anche consulente (evidentemente, in questo caso, poco ascoltato) di Palazzo Marino. Ma il Pd «ufficiale» ha risposto (alla sua dirigente) con plateale insofferenza, alternando imbarazzati silenzi e attestati di fiducia per il lavoro della giunta (in mano a un assessore candidato sindaco, Pierfrancesco Majorino). Giovedì poi è arrivata la pasticciata scomunica della segreteria. La Ismail - messa alla porta – però ha resistito. Non si è fatta dimettere ed è rimasta al suo posto, anche perché una bella fetta del partito è sceso in campo al suo fianco. E ora su di lei piovono solidarietà trasversali e spesso inaspettate. Nella Comunità ebraica la vicenda è stata seguita con attenzione. E il presidente Besso ha definito «ragionevole» il suo discorso, e «corretta» la proposta di affidare la gestione della moschea a un board rappresentativo di tutte le comunità islamiche» (qualcosa di simile avviene anche per le varie anime della comunità ebraica).
«É corretto che alla gestione partecipino tutti» ha commentato Besso con rispetto, prudenza ma anche con chiarezza. Gli ebrei milanesi hanno sempre riconosciuto il diritto dei musulmani alla moschea. Ma, nello stesso tempo, hanno sempre auspicato anche regole e garanzie.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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