Cronaca locale

"Con il jazz e la danza abbiamo riportato i giovani al Castello"

L'assessore e il successo dell'Estate Sforzesca «È la rassegna estiva più ricca della città»

"Con il jazz e la danza abbiamo riportato i giovani al Castello"

Milano a place to be, ci ha definito il prestigioso New York Times, che quest'anno ha addirittura pubblicato una lista di posti dove mangiare, bere, dormire e fare una visita culturale durante una soggiorno di 36 ore. Proprio l'offerta culturale meneghina, oltre ai settori blasonati come moda e design, pare oggi essere il vero valore aggiunto per il popolo dei turisti stranieri che quest'estate hanno raggiunto il record di afflussi. Tutti soddisfatti?

Non lo sappiamo, ma una cosa appare certa: the place to be ha un luogo che mai come quest'anno brilla di luce propria. È il Castello Sforzesco che in questi mesi, oltre a fare da polo d'attrazione per i suoi musei e le mostre, si è trasformato in un cuore pulsante anche di notte, grazie a una ricca stagione di concerti ed eventi che ogni sera spaziano tra musica, teatro e danza. La rassegna «Estate Sforzesca», organizzata in toto dall'assessorato alla Cultura del Comune di Filippo Del Corno, è alla sua settima edizione, ma solo quest'anno è riuscito ad offrire un calendario ricco di 82 appuntamenti iniziati il 7 giugno per terminare il 25 agosto.

Praticamente tutta l'estate, assessore De Corno. Una bella sorpresa per i turisti, ma anche per i milanesi che hanno riscoperto il loro Castello in una veste più intima, quasi magica...

«Siamo molto soddisfatti e sono certo che il pubblico stia apprezzando lo sforzo che, mai come stavolta, è quasi interamente del Comune. Le serate live, che spaziano dalla classica al jazz alla musica etnica, sono spesso esaurite perché abbracciano un pubblico trasversale ed eterogeneo, a cominciare dai giovani».

Dopo un passato di festival in luoghi simbolo della città, come l'Arena, l'Arco della Pace o l'Ippodromo, il Castello batte tutti per appeal e quest'anno anche la comunicazione pare funzionare.

«Il Castello è per tradizione un sito di grande attrattività e abbiamo riscontrato come molti turisti, che di giorno vengono a visitarlo, tornano in serata dopo aver scoperto il programma di concerti. Il progetto funziona anche grazie a un meccanismo virtuoso di sinergia pubblico e privato. Noi mettiamo a disposizione il Castello, il palco, le strutture tecniche e la comunicazione, e le case di produzione si occupano degli spettacolo. L'incasso va a loro, ma tengo a precisare che i concerti non gratuiti hanno un prezzo calmierato che non supera i 20 euro».

Nel programma dell'Estate Sforzesca nomi di qualità - come gli Incognito, Chucho Valdès, il Quintetto Astor Piazzolla o l'Orchestra Verdi a Ferragosto - ma anche titoli più low profile. Nel futuro pensa a una maggiore internazionalità? La «Milano place to be» se lo merita...

«Sì, il prossimo passo dev'essere quello di far crescere il livello della manifestazione, puntando all'internazionalità e all'alta qualità, senza ovviamente pretendere di portare al Castello i concertoni. È un passo alla nostra portata perché, al di là dei budget, il Castello Sforzesco è un brand che affascina anche i grandi artisti, non solo il pubblico».

In generale, stagione sforzesca a parte, c'è la sensazione che l'offerta estiva potrebbe essere più adeguata al boom turistico che ha avuto la città, non trova?

«Non sono tanto d'accordo. Spesso mi metto nei panni di uno straniero che arriva a Milano e si informa su che cosa c'è da fare. Mi pare che l'offerta sia molto varia, soprattutto se consideriamo Milano in un'ottica di città metropolitana, guardando cioè anche alla cintura. Abbiamo rassegne come Milano Arte Musica, con musica sacra nelle basiliche, il jazz con la rassegna Area M a Città Studi, i live per i giovani all'Idroscalo e al Carroponte di Sesto, o festival sperimentali come Terraforma a Villa Arconati».

La Scala però ha chiuso i battenti e tace anche l'Orchestra Verdi, che fino all'anno scorso presentava una stagione estiva. Anche i teatri sono andati in vacanza.

«Si può certamente fare di più, ma dobbiamo anche evitare il rischio di autoflagellarci. In questi giorni mi trovo in Austria per una breve vacanza e ho riscontrato che il teatro dell'Opera di Vienna, che è la città di Mozart, non produce nulla né in agosto né in luglio...».

Però almeno una mostra di peso internazionale a Palazzo Reale non avrebbe guastato. Quella sui Preraffaelliti è interessante ma, diciamo, per intenditori...

«Se è per questo continua per tutta l'estate l'antologica di Lichtenstein al Mudec, e non dimentichiamo le iniziative per i 500 anni di Leonardo.

Quella del Castello è imperdibile e il successo di pubblico lo conferma».

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