Il killer di Cesano Boscone ha ucciso per una donna

Appena i carabinieri gli sono piombati in casa, domenica sera, nel suo appartamento a Certosa di Pavia, ha capito che per lui era finita e il momento di pagare forse il conto più pesante mai avuto con la giustizia era arrivato. «È tutta colpa mia, lei - ha detto indicando la ragazza spaventata accanto a lui, che con gli occhi spalancati cercava di coprirsi alla meglio con un lenzuolo -, lasciatela fuori da questa brutta faccenda. È la mia donna, Davide la importunava, abbiamo litigato, non volevo ucciderlo, ma ho perso la testa». Secondo i militari della stazione di Cesano Boscone aiutati in parte anche dai colleghi del nucleo operativo di Corsico, infatti, l'assassino di Davide Caccamo - il 35enne ferito a morte con una coltellata in via Brunelleschi a Cesano intorno all'una di lunedì 29 giugno e morto venerdì mattina alle 3 all'ospedale San Carlo dopo una lunga agonia - è Antonio Murgia, 38enne, pregiudicato nato ad Abbiategrasso, residente a Corsico, ma da qualche tempo convivente con una cesanese 27enne, ragazza immagine in alcuni locali notturni, in provincia di Pavia.
I militari spiegano che l'assassino è un noto spacciatore e il morto un consumatore di stupefacenti, ma per il momento sospetti legati a una pista che porti alla droga non ce ne sarebbero anche perché il presunto omicida non ne ha fatto parola e la sua ragazza tanto meno. Caccamo sarebbe finito all'altro mondo, quindi, colpito da un coltello a serramanico con una lama lunga 18 centimetri per l'ormai sempre più diffuso «movente passionale». I due uomini si sarebbero incontrati «casualmente» la sera del ferimento a Cesano: Murgia alla guida della sua Mercedes nera con a fianco la ragazza, Caccamo sulla sua Lancia Lybra. Cominciano a discutere: Davide sembra cercasse di riconquistare la giovane donna, con la quale in passato aveva avuto una storia ma lei non ne vuole sapere. All'improvviso nelle mani di Antonio Murgia appare un coltello e la faccenda degenera: quando Davide Caccamo cade a terra ha entrambe le arterie femorali recise. Il suo assalitore, che ha mirato e centrato l'interno coscia del giovane disarmato per ben due volte, di certo non vuole salvargli la vita. Perché anziché portarlo in ospedale, preferisce dileguarsi con la sua donna a tutta velocità, lasciando Caccamo sanguinante a terra.
Ad aiutare la veloce indagine dei carabinieri sono perlopiù i testimoni e le tracce lasciate dai personaggi di questa tragedia sia con il telefonino che sull'ormai immancabile Facebook. Si scopre subito, ad esempio, che l'assassino era in compagnia di una ragazza piuttosto nota a Cesano e sono scappati a bordo di una Mercedes nera. Che l'uomo arrivato poco dopo a chiedere, a chi aveva assistito a qualche fase della colluttazione, «se la ragazza stava bene» era niente meno che il fratello della donna. Quindi le foto che la giovane donna aveva pubblicato sul proprio profilo FB la sera prima mentre era sulla sua Mercedes di Murgia. «È lei quella che abbiamo visto fuggire insieme al feritore» hanno confermano i residenti che hanno chiamato il 118».


Quando i militari perquisiscono l'appartamento di Certosa di Pavia trovano i vestiti ancora sporchi di sangue indossati quella notte da Murgia. Il coltello a serramanico con la lama di 18 centimetri usato per l'aggressione era sulla riva di un fiume che scorre poco distante dall'abitazione.

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