La prima ad arrivare alle 16.30 è la presidente Rai Anna Maria Tarantola. L'ultima, a primo atto già iniziato e da «regolamento» viene tenuta fuori dalla sala, Marina Ripa di Meana. «É uno scandalo - protesta - ho dovuto camminare per tutta via Manzoni con questi tacchi, solo i potenti possono arrivare in auto fino all'ingresso». A onor del vero, oltre ad arrivare in ritardo con il figlio Andrea non trova nemmeno i biglietti. Rinuncia e finisce al ristorante. «Peccato ero molto emozionata» dice di vedere la Prima della Scala, dopo quella con Maria Callas nel 1955». Una Prima che a sorpresa è più sobria nelle dichiarazioni che nei fatti. Chi non c'è? All'ultimo danno forfait la presidente della Camera Laura Boldrini e il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni: la piazza si era scaldata per accoglierli con i fischi ma è rimasta delusa. Sul palco d'onore il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, d'accordo con il sindaco Giuliano Pisapia chiede di aprire la Traviata con un minuto di silenzio in omaggio a Nelson Mandela. Ci sono il presidente del Senato Pietro Grasso e due ministri, Bray e Mauro. Governo Letta battuto dall'ex governo Monti: oltre all'ex premier ci sono Grilli, Severino, Passera. I portoni del teatro vengono aperti solo alle 17.15, e gli spettatori vip e non che attendono in strada borbottano. «La trasmettono anche in giro no?» scherza il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. Chiede notizie sulla legge di stabilità, racconta che nonostante la crisi i fioristi hanno abbellito «senza risparmiare e con grande entusiasmo il teatro». Oltre a Pisapia, l'assessore alla Cultura Del Corno è l'unico esponente della giunta al Piermarini, gli altri si dividono tra il carcere e i cinema dove la Traviata è diffusa in diretta.
Forfait istituzionali, ma torna a sorpresa dopo 13 anni lo stilista Giorgio Armani. La sua ultima Prima nel 2000 con Sofia Loren. Ieri ha inaugurato anche la boutique di accessori in Galleria, «nel mio piccolo faccio qualcosa per Milano». «É molto che non faccio social - ammette - non volevo perdere la Traviata, più festaiola e meno crepuscolare della Boheme».
Le mise delle signore? «Meglio meno lustrini, bisogna avere rispetto del teatro. E speriamo sia l'ultima volta che vediamo fuori le transenne». Riferisce che lunedì vedrà il sindaco. Vip a sorpresa anche John Elkann e la moglie Lavinia. Tra musica ed Expo: il commissario Giuseppe Sala nel foyer non nasconde che i Bronzi di Riace annunciati come simbolo del Padiglione Italia resteranno un sogno, Bray è perplesso, «difficile spostarli dalla Calabria». C'è la presidente Expo Diana Bracco, in abito da sirena blu e anello di fidanzamento montato a spilla. Simbolo di sobrietà? «Paghiamo le tasse, non dobbiamo vergognarci di esibire» sostiene il giornalista Alfonso Signorini. Concordano la stilista Lella Curiel («se chi può non spende si ferma l'economia»), Marinella di Capua («è la festa di Milano, se veniamo con l'aria a lutto non si va da nessuna parte»), la cantante Marcella Bella («si va verso l'Expo, torniamo a un po' di mondanità»).
Tra i volti noti Valentina Cortese, Carla Fracci che rivela una lontana parentela con Giuseppe Verdi, Roberto Bolle, l'ad di Eni Paolo Scaroni. La società (tra vari vip) ha invitato Carlo Fontana. Dai tempi di Paolo Grassi gli ex sovrintendenti emeriti ricevevano il biglietto, quest'anno no. «Forse ho fatto dichiarazioni non gradite» stuzzica.
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