L'applauso al presidente Sergio Mattarella è speculare a quello del Piermarini. Lo stesso vale per il silenzio durante l'Inno, qui alla Rotonda di San Vittore. Ogni posto è occupato alla tradizionale proiezione in diretta della Prima della Scala dentro il carcere. Il sogno dei detenuti, esternato al sovrintendente Alexander Pereira in una recente visita, è quello di assistere all'opera il prossimo anno in delegazione proprio a teatro. «Credo che sarà possibile - dice il direttore della Casa circondariale Giacinto Siciliano -. Dipenderà naturalmente dall'autorità giudiziaria, ma potrà essere il prossimo passo sulla strada dell'apertura del carcere alla città».
Dopo l'appello si siedono in platea una cinquantina di detenute e detenuti. Nei sei Raggi le luci sono già basse. Ma frammenti di note arrivano fino alle celle: «Il sospir dell'esule...», «Il sole brillerà...». Operatori e infermieri si affacciano dal cancello del I Raggio, l'unico aperto. I veterani di questo appuntamento fanno notare che negli anni partecipano sempre meno detenuti e sempre più ospiti esterni: autorità, avvocati, giornalisti. La Prima in carcere sta diventando un'occasione troppo mondana? No, assicura il presidente del tribunale di Sorveglianza Giovanna Di Rosa: «È che questo appuntamento è diventato sempre più importante, molte istituzioni non milanesi chiedono di poter esserci». Ieri c'erano, tra gli altri, Lina Sotis che con l'associazione Quartieri tranquilli è fra i promotori dell'iniziativa, il vicesindaco Anna Scavuzzo e gli assessori Cristina Tajani e Roberta Guaineri, don Virginio Colmegna, Alessandra Kustermann, il presidente della corte d'Appello Marina Tavassi, il presidente emerito della Cassazione Giovanni Canzio, il capo del pool anti terrorismo della Procura Alberto Nobili. Siciliano ha ringraziato gli agenti penitenziari, con il comandante Manuela Federico, e gli operatori. «San Vittore è un quartiere di Milano - è intervenuta Scavuzzo -, siamo qui per dimostrare attenzione verso ogni detenuto. Un impegno che rinnoviamo proprio oggi che la nostra città è sotto i riflettori del mondo».
Antonino, 56 anni, ama la musica: «Ero clarinettista a militare - dice -, ascolto sempre la lirica alla radio. È la prima volta che assito a un'opera in questo contesto. Spero per me che sia anche l'ultima... l'Attila mi piace molto, anche perché lui sembra cattivo però ha un cuore. La scelta delle voci è azzeccata, la più brava è l'interprete di Odabella. Cerco di vivere la prigione anche come un'esperienza formativa. Qui ho incontrato il presidente della Corte costituzionale e ho assistito alla Prima. Opportunità che fuori non avrei avuto».
Durante l'intervallo una detenuta che offre biscotti incontra il suo giudice di Sorveglianza: «Dottoressa, sono contenta di essere rimasta assegnata a lei nel giro dei giudici». Risponde severa il magistrato: «Non lo dica troppo forte. Non ho mai preso in giro i detenuti, ma non sono certo di manica larga...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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