Coronavirus

L'addio a Bassi, il menestrello della Bassa che cantava il Po

Una pioggia di lacrime scorre come il fiume che tanto amava, il Po. Il dolore diventa un «pianto digitale» sui social, dove c'è chi lascia messaggi per ricordarlo e auguragli buon viaggio

L'addio a Bassi, il menestrello della Bassa che cantava il Po

Una pioggia di lacrime scorre come il fiume che tanto amava, il Po. Il dolore diventa un «pianto digitale» sui social, dove c'è chi lascia messaggi per ricordalo e auguragli buon viaggio. Non solo chi gli era più vicino - familiari e amici - anche il popolo del folk saluta il «suo» Sergio (al secolo Bassi, nella foto), nell'ambito della canzone noto come menestrello della Bassa. Che lunedì a 69 anni è morto all'ospedale di Crema falciato dal Coronavirus. Quanti pensieri neri, il cordoglio.

«Anche oggi è un bollettino di guerra - ha scritto su Facebook Pietro Foroni, ex sindaco leghista di Maleo nel Lodigiano, ora assessore regionale alla Protezione Civile - Stavolta è toccato a te. Cantore della tua e nostra terra, della tua e nostra pianura». Ancora, «lo conoscevo da tanti anni. Ho i suoi Cd, anche l'inno alla Madre Cabrini», così Elena A. In un post il ringraziamento per «l'orgoglio delle nostre radici, del passato e del presente, che hai trasmesso a tutti noi». Coincidenza, Bassi era nato proprio a Codogno, che è stato il punto zero dell'epidemia lombarda. Vasta zona - insieme ad altre prossime - di campagne, cascine, nebbie e poesia, un mondo che in alcuni punti conserva un fascino antico, che ha dato i natali a un grande della penna come il giornalista e scrittore Gianni Brera, originario del non lontano comune pavese di San Zenone al Po. Un pezzo d'Italia da narrare. Sergio lo faceva con la chitarra in maniera genuina, sincera, lasciando alle persone non solo la bellezza delle note e della voce - che nei suoi concerti rilanciava all'occorrenza in chiave moderna con le band - ma anche storie in altro modo difficili da incontrare. La vita dei contadini, vicende d'amore con un pizzico di stelle e magie. Sacro e profano mescolati alle suggestioni della brughiera, personaggi nostrani. Non sono cose che nascono così. Il menestrello quell'atmosfera l'aveva respirata fin da bambino. Sembra di vederlo, come in un film: eccolo dai nonni materni giocare nella frazione di Reghinera, in un grande cortile, là dove dominavano e forse dominano ancora i ritmi della provincia, sapori e colori compresi.

Tutto è finito nei pezzi, a volte dal sapore rock (diversi gli ascolti che lo hanno influenzato, dai Nomadi a Springsteen agli Stones a De Gregori) spesso meritevoli di attenzione. L'anno 1990, emblematico in questo senso: il cantautore porta a casa un premio per la canzone «Fiume Po». Poi arriva una lunga pausa, la ripresa del 2003, quando viene ristampato il suo «Storie padane & non». Con la fondazione della Padus River Band si arricchisce il sound. Tanti eventi ancora artisticamente parlando accadranno, oltre alla dozzina di album incisi e inviti da personaggi come Van de Sfroos. «Ci hai regalato tante emozioni vere - scrivono accorati sul web - ti vorremo bene, per sempre».

Commenti