L'ADDIO A MARTINI

(...) Gad Lerner. Il presidente del consiglio, Mario Monti, e il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, e tanti altri ancora arriveranno oggi o per i funerali.
L'arciprete del Duomo, monsignor Luigi Manganini, mostra la sepoltura in Duomo, sotto l'altare del Crocifisso di san Carlo. Un luogo che hanno scelto insieme. Monsignor Manganini ricorda: «È stato un momento molto commovente. Sono salito a Gallarate il 27 giugno alle cinque, d'accordo con don Damiano (il suo assistente, ndr) che avrei parlato con il cardinale della sua sepoltura. Don Damiano mi aveva detto: è un uomo molto libero, questo argomento lo tratta tranquillamente. Sapeva di avere il diritto di essere seppellito in cattedrale...». Al momento di scegliere tra l'altare di San Carlo e quello della Vergine «mi ha puntato le due dita e mi ha detto con voce flebile: “devi decidere tu”. Allora gli ho detto: “decido sotto il Crocifisso”, perché lui ha sempre predicato la centralità di Gesù Cristo. E lui mi ha detto: “va bene”».
Monsignor Luigi Testore, che di Martini è stato il primo segretario milanese e oggi ne è l'esecutore testamentario, ricorda che il cardinale, gesuita, muore senza possedere beni: «Nei legati che mi ha lasciato ci sono le sue croci pettorali e gli anelli episcopali, che ha voluto lasciare ai parenti e agli amici più stretti, ai preti che gli sono stati maggiormente vicini». Racconta ancora monsignor Testore: «Suo erede è la Compagnia di Gesù. In questo caso si tratta dei diritti sulle sue opere». Il cardinale parlava tranquillamente della sua morte con il suo segretario di un tempo: «Ci ha chiesto di incidere sulla sua tomba un versetto del salmo 119: “Lampada per i miei passi è la Tua parola”. E così faremo».
Monsignor Testore gli è stato vicino fino alla fine: «Negli ultimi giorni non parlava più ma fino a pochi giorni prima, anche se con fatica nell'esprimersi, seguiva con attenzione le vicende della Chiesa, inclusa la diffusione dei documenti segreti. Era preoccupato». E la sepoltura in Terra Santa? Monsignor Testore ricorda quell'anno 2002 in cui il cardinal Martini lasciò Milano per andare a vivere a Gerusalemme: «Aveva fatto qualche accenno ma sapeva benissimo che i vescovi di Milano devono essere sepolti in cattedrale». L'episodio è ancora più dettagliato: «Lo accompagnai all'aeroporto quando era in partenza per Gerusalemme e gli dissi: “lo sa che non se ne parla di essere sepolto in Terra santa...”. E lui mi rispose: “Sei tu il mio esecutore testamentario”. Suo erede è la compagnia di Gesù».
Un ricordo personale su tutti? «I suoi primi giorni a Milano.

Lui stesso aveva bisogno di conoscere la città, c'era stato solo qualche volta in visita prima di essere nominato arcivescovo. Aveva desiderio di euscire in incognito per scoprirla e lo facevamo spesso, soprattutto la sera. Siamo stati in giro per le chiese e per le strade, voleva conoscere Milano anche fisicamente».

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