Marta Bravi
La festa della Liberazione si festeggerà sotto le vele di Fuksas? Così pare, dal momento che l'edizione 2020 del Salone internazionale del Mobile si terrà dal 21 al 26 aprile. Non è la prima volta, dicono gli annali della manifestazione fieristica del design più prestigiosa al mondo, accadde anche nel 2009. Ma tant'è.
La cosa però non è piaciuta ai protagonisti dell'evento: 350 tra designer e imprenditori dell'arredamento hanno firmato una lettera aperta contro gli organizzatori. Due le questioni «di opportunità» ignorate a detta dei firmatari -oltre a designer anche imprenditori e addetti ai lavori-: la scelta di invitare e dare spazio a «troppi» politici, e la scelta delle date per l'edizione 2020, in sovrapposizione con il 25 aprile. Un duro j'accuse indirizzato al sindaco Giuseppe Sala e all'assessore comunale al Commercio Cristina Tajani e inviata per conoscenza al presidente di FederlegnoArredo Emanuele Orsini, a Claudio Luti presidente del Salone e Marco Sabetta, direttore generale.
«Il 25 aprile - si legge nella lettera aperta, che non ha ancora ottenuto risposta - è una ricorrenza di fondamentale importanza e particolarmente necessaria in un momento storico che vede la nascita di gruppi e movimenti fascisti e neonazisti in tutta Europa. Riteniamo pertanto che non si possa toglierle attenzione e valore con la sovrapposizione di un altro evento significativo di tutt'altra natura». L'invito agli organizzatori è di spostarlo alla «prima settimana di aprile». Sembra però che ragioni di calendario internazionale abbiano obbligato la scelta: un mix di eventi fieristici, festività di Pasqua e del 1 maggio. E pratiche: tra marzo e aprile si tiene a Rho un'altra fiera che non potrebbe essere smontata in tempo per consentire al Salone di montare i suoi stand prima.
Seconda nota dolente: il sovraffollamento dei politici tra gli stand, come mai si era visto, dettata da ragioni di opportunismo politico. Tradotto: elezioni europee. «Registriamo con preoccupazione - si sottolinea - il crescente interesse da parte di una certa politica nei confronti di operazioni culturali ed economiche, teso unicamente a raccogliere consensi e approfittare della visibilità, senza portare alcun contributo costruttivo». Una «commistione sempre più evidente» quest'anno, in prossimità delle elezioni europee, «con la presenza di più politici», nonostante «le istituzioni fossero già rappresentate».
Dal 9 al 14 aprile hanno «sfilato» il ministro dell'Interno Matteo Salvini, il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli, il ministro per il Lavoro Luigi Di Maio, il titolare all'istruzione Marco Bussetti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Vincenzo Spadafora, il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, Carla Ruocco presidente della commissione Finanza della Camera, le deputate Pd Paola de Micheli e Lia Quartapelle. «Questioni non sfuggite ai giornalisti della stampa internazionale, con un danno d'immagine per un settore che esporta oltre il 70 per cento all'estero».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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