Un sogno finito nel fango. Il metro di fango che ha invaso i quartieri nord di Milano dopo due giorni di pioggia. Niguarda, Isola, viale Zara. I residenti sono inferociti, increduli. Hanno subito danni e disagi, per l'ennesima volta (la nona nel 2014). E stavolta anche gli elettori di sinistra si sfogano: «Basta, dimettetevi».
È il fischio finale. Partita finita. È la presa d'atto di un fallimento, se è vero che proprio il cronico problema delle alluvioni già alcuni mesi fa era individuato fra i punti deboli di questa amministrazione comunale, anche in ambienti non certo ostili. «È ora di intervenire sul cronico problema delle esondazioni del Seveso» scriveva tre anni fa Giuliano Pisapia nel suo programma, quel libro sei sogni che prometteva una Milano «più giovane, più bella» e anche «più felice», quella su cui stava sorgendo un prodigioso arcobaleno, preludio di un'alba nuova dopo un temporale. Era un auto-inganno collettivo, forse, a sinistra. La promessa di chi, non essendosi mai sporcato le mani con l'amministrazione di una città complessa, si illude che i problemi siano semplici da risolvere. E i «colpevoli» facili da individuare e mettere alla gogna. Così come alla gogna fu messa l'allora sindaco di Letizia Moratti dal Pd. Immortale resterà la foto di Pierfrancesco Maran in Consiglio, con uno striscione che definiva «calamità naturale» il primo cittadino eletto dal centrodestra, chiedendone le dimissioni. «Nella foto eravamo noi che ora siamo in giunta, quando eravamo all'opposizione - ha scritto ieri nel tentativo di mettere le mani avanti - Il Seveso esonda da mezzo secolo, nessuno ha risolto il problema e vogliamo fermamente che uno dei primi risultati del primo mandato della giunta Pisapia sia quello di far partire i lavori perché non esondi più». Annuncia che giovedì sarà a Roma per l'ennesimo incontro risolutivo mentre la Regione dubita delle promesse del governo. Maran allora era un alfiere dell'opposizione oggi è assessore all'Ambiente. E pubblica foto che lo ritraggono pensoso e impegnato nella sala operativa. Cambiano i tempi, gli incarichi e con essi anche i punti di vista. La consigliera Pd Anna Scavuzzo implora: «Evitiamo tutti di perdere tempo in chiacchiere». Sostiene che su fatti del genere non si può polemizzare (anzi, parla di «sciacallaggio politico»). Vuol dire che il caos non è colpa di nessuno. Può darsi, ma delle due una: o Maran e Pisapia hanno fallito oggi o sbagliavano allora. L'assessore Marco Granelli ringrazia «i cittadini che hanno avuto tanta pazienza». E Forza Italia mette in rete un'immagine del 2010 in cui Pisapia suggerisce dimissioni in un caso analogo, «dopo una giornata e mezzo di pioggia».
Il sindaco fa sapere che «da parte del Comune per tutta la giornata e per tutta la notte c'è stato un impegno straordinario». Si impegnano, potremmo dire oggi con lo stesso cinismo, ma non basta. E sono i cittadini di Milano a sancire il risultato dell'esame: bocciatura. Troppo severi? È il loro stesso metro di giudizio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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