L'Asl chiude l'Ostello Bello

Giallo sui sigilli all'albergo low cost della sinistra. i soci: "È incredibile". Pisapia replica: "Non c'entriamo"

L'Asl chiude l'Ostello Bello

Se c’era un caso di nuova impresa milanese che sembrava in sintonia perfetta con il new deal cittadino dell’era Pisapia sembrava proprio l’Ostello Bello di via Medici, a due passi da via Torino: per il Dna dei suoi proprietari (uno è il figlio dell’ex parlamentare del Pd Nando Dalla Chiesa), per l’impostazione culturale, per il rivolgersi al mondo del turismo low cost. Proprio per questo gli innamorati dell’Ostello hanno fatto un sobbalzo quando ieri hanno letto il messaggio lanciato dai gestori nell’oceano di Facebook: «Il Comune di Milano ci ha notificato l'avvio del procedimento per la chiusura di Ostello Bello, premiato a Dublino pochi mesi fa come secondo miglior nuovo ostello al mondo. 3 anni passati ad impazzire per rispettare assurde normative di ogni tipo non sono serviti. Alla 15° visita in 8 mesi pensano di aver trovato l'appiglio necessario. Noi rimaniamo qua. A lavorare con serietà, passione ed entusiasmo».
Nel giro di una manciata di ore, il caso è diventato un giallo inevitabilmente condito di politica. Come può la giunta arancione decretare la fine dell’Ostello, dei suoi aperitivi no-Tav, delle sue camerate a venti letti a trenta euro l’uno perennemente prenotate, del suo esemplare connubio di spirito imprenditoriale e coscienza sociale? E infatti Pisapia si precipita a chiamarsi fuori, scaricando tutto sull’Asl: «Niente allarmi. Nessuno vuole chiudere l'Ostello Bello, una delle esperienze più significative di imprenditoria giovanile che ci siano nella nostra città. Luogo non solo di ospitalità, ma anche di cultura, aggregazione e divertimento, che in pochissimi mesi è diventato punto di riferimento per tantissimi ragazzi e ragazze di Milano e di centinaia di giovani ospiti nella nostra città. Il Comune ha notificato oggi un rilievo della Asl». E sottolinea che «la risposta adeguata da parte di Ostello Bello potrà portare alla decadenza della sanzione».
Per rispetto della privacy imprenditoriale, il sindaco non spiega di quali inadempienze si sia macchiato l’albergo popolare di fronte all’autorità sanitaria. Nulla, parrebbe, che riguardi igiene e salubrità dei locali, quanto piuttosto obiezioni sui rischi alla sicurezza che verrebbero da una eccessiva concentrazione di letti. Ma come è possibile che, se questa è l’obiezione dell’Asl, in ben quindici sopralluoghi non si sia trovato il modo di spostare qualche branda?
In via Medici sono ore febbrili. Gli avventori dell’Ostello - che non sono solo i foresti che ci vanno a dormire, ma un sacco di milanesi che si ritrovano all’happy hour nei suoi saloni tra epoca e modernariato - inondano centralini e sito web di richieste di spiegazioni.
I proprietari si chiudono in conclave ad esaminare la situazione con i legali.

C’è stato un eccesso di «allarmismo», come dicono a Palazzo Marino? O davvero le modifiche pretese dalla Asl sono tali da mettere a repentaglio il futuro dell’Ostello? Alle 16 diramano una sintetica nota su internet «Ciao a tutti e grazie per il supporto. Davvero. Attualmente siamo impegnatissimi con i nostri professionisti di fiducia e con i nostri ospiti. Entro stanotte il comunicato che racconterà quest'incredibile vicenda».

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