L'avvocato rosso ammette «Fra toga e Consiglio c'è rischio di confusione»

Qualche suo amico liquida la questione come una «scemenza» e il consiglio che gli dà, in sostanza, è molto semplice: «fregatene». L'avvocato Mirko Mazzali (nella foto), esponente di Sinistra e Libertà e presidente della commissione Sicurezza, però si dimostra più saggio e ammette che la questione sollevata ieri dal «Giornale» «pone un problema reale, per poi avvertire che l'articolo «arriva a conclusioni profondamente errate». Ricapitoliamo il caso: Mazzali è un avvocato, e lo è da prima di approdare nel Consiglio comunale di Milano, dove è sbarcato nel 2011 con 1.016 preferenze. Come penalista, da 20 anni a questa parte segue i processi che riguardano i centri sociali e le manifestazioni di piazza. L'altro pomeriggio, durante le concitate fasi seguite allo sgombero del «Lambretta» - il centro sociale che si era insediato in un immobile Aler - Mazzali si è recato a Lambrate. E, dopo la sua visita, l'occupazione simbolica del tetto della palazzina è cessata. Mazzali ha precisato di non aver avuto un ruolo decisivo in questa evoluzione: «Volevano delle rassicurazioni. Desideravano essere certi che, una volta giù, nessuno li aggredisse per portarli in questura». Soprattutto ha precisato di essere intervenuto «in qualità di avvocato» (non di consigliere comunale). Un po' come Basilio Rizzo, che portato la sua solidarietà ai «ragazzi» come cittadino e non come presidente del Consiglio comunale. Ma il politico che rappresenta un'istituzione può spogliarsi e poi reindossare così la sua «veste istituzionale» per parlare o agire «da cittadino» o professionista? È la questione che ha posto il «Giornale», senza mettere in discussione la legittimità e anche la serietà con cui Mazzali esercita la sua professione - peraltro la storia della sinistra milanese è sempre stata piena di avvocati-politici di grande prestigio, prima della sbandata giustizialista. Ma Rizzo e Mazzali, come amministratori e consiglieri, stanno dalla parte dei «ragazzi» che occupano e protestano in modo abusivo, oppure dalla parte (del Comune e) degli agenti che rappresentano in quel momento lo Stato - nell'ambito di una catena di comando che è sottoposta a regole, controlli e indirizzo democratico? «Come tutti noi in realtà ho più di una vita - risponde su facebook Mazzali - sono anche cittadino membro del direttivo della Camera penale». «Sono andato in piazza Ferravilla - spiega - perché chiamato da più e diverse parti semplicemente perché uno dei ragazzi che era sul tetto è un mio cliente da anni, come avvocato sono quindi entrato con la Digos nella casa, non salendo sul tetto, per assistere alla discesa». «Quel giorno non ho rilasciato nessuna dichiarazione sulla vicenda - aggiunge - per evitare sovrapposizioni. Saprà anche che come presidente rappresento tutta la commissione e quindi non ho mai rilasciato dichiarazioni firmandomi con tale titolo, se non dopo sopralluoghi ufficiali».

«Certo - ammette - è vero che il ruolo di avvocato può essere a volte in conflitto di interesse con quello di consigliere comunale» ma poi rivendica «che l'intervento dell'avvocato, seppur in minima parte, ha contribuito a garantire o a agevolare la sicurezza».

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