«L'insolenza dell'intelligenza» è una prerogativa essenziale per chi intende cimentarsi con la critica d'arte. Parole di Lea Vergine che, negli scorsi giorni, ha ricevuto a Brera il Diploma Accademico Honoris Causa e il titolo di Accademico d'Italia. La curatrice di mostre che fanno ormai parte della storia dell'arte del '900 - come «L'altra metà dell'avanguardia» a Palazzo Reale nel 1980 - ha delineato un percorso intellettuale lucido e irriverente, svolto perlopiù in una città alla quale non ha mai risparmiato ironia e biasimo. Milano? «È sempre più nera e bottegaia, e sta sprofondando in quella propaggine della Svizzera meridionale che è la Lombardia». Non sempre però l'orizzonte ambrosiano è stato così cupo. Negli anni in cui è stato sindaco Carlo Tognoli - presente a Brera tra il pubblico - la città e le istituzioni «avevano quell'attenzione alla cultura e quell'apertura internazionale di cui avrebbero così bisogno oggi». L'itinerario critico di Lea Vergine non si è sviluppato esclusivamente nei confini delle arti visive, ma ha semmai indagato le intersezioni più fertili tra i vari ambiti espressivi. La capacità di leggere i fenomeni artistici in un'ottica di sovrapposizione tra i linguaggi è al centro del Premio Giovanni Testori - Sodalizi nell'Arte, rivolto ad autori di testi «al valico tra letteratura e figurazione». I vincitori del Premio, riservato a giovani di età inferiore a 35 anni, verranno proclamati oggi alle 19.30 al Piccolo Teatro Studio da tre dei componenti della giuria: Giovanni Agosti, Oliviero Ponte di Pino e Luca Ronconi.
Dopo la proclamazione, l'attore Massimo Popolizio leggerà alcune pagine che Testori dedicò a Leonardo da Vinci: in particolare un articolo del 1942 in cui è già presente il furore sperimentale che contraddistingue la scrittura dello storico dell'arte scomparso vent'anni fa. RBLea Vergine, premiata la critica d'avanguardiaDUE LAUREE HONORIS CAUSA
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