L'effetto Renzi è già svanito Il suo candidato vince ma delude

Avrebbe dovuto vincere tanto a poco. E, invece, il «renziano» Alessandro Alfieri è stato la prima vittima della smania di potere di Matteo Renzi. Tanto che alla fine più che il nome di un vincitore per la segreteria regionale, è un Pd sconfitto quello che esce dalle primarie di ieri. Perché il primo effetto Renzi è un partito polverizzato dalle polemiche, come testimoniano militanti e simpatizzanti che ieri si sono tenuti ben lontani dai 661 seggi. Con i colonnelli a prendersi a sciabolate. «Le primarie - ha sentenziato Carlo Monguzzi - si sono trasformate in un referendum sulle decisioni» di Renzi e «votare De Marchi è una doverosa posizione politica. Poi domani si ricostruisce, ma oggi è la giornata della protesta». Sì perché in corsa con Alfieri appoggiato anche dall'ala bersaniana, c'era la consigliera provinciale Diana De Marchi d'ispirazione cuperliana e spinta dall'ex rivale di Renzi alle primarie Pippo Civati. Che non ha fatto mancare il suo sale sulle ferite del Pd. «Al seggio quasi nessuno. Peccato: avevamo chiesto che qualcuno a Roma si spendesse per questo appuntamento, ma dovevamo mandare via Letta ed evidentemente non c'è stato tempo nemmeno per una dichiarazione», ha detto dopo aver votato a Monza. «Le poche persone che ho incontrato non erano simpatizzanti questa volta, ma antipatizzanti, nel senso che condividono molto poco di quanto sta accadendo». Alla fine ha vinto Alfieri con il 57%.

Ma nulla a che vedere con il previsto trionfo: a Milano e provincia è finita con un'incredibile 52,5 a 47,5. Ma in città ha vinto la De Marchi. A Brescia hanno votato in 258 e la De Marchi ha vinto 154 a 104. Ai seggi solo 24mila, per le primarie nazionali erano stati 300mila. Il popolo del Pd ha già bocciato Renzi.

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