Lalleanza Pdl-Lega in Regione tiene e scollinerà anche il 2013, ma in cambio il Carroccio chiede provvedimenti concreti e un tagliando mensile. Unora e mezzo di incontro tra il governatore Roberto Formigoni e il Carroccio del nuovo corso Maroni-Salvini per lasciar le sinistre con in mano solo un pugno di mosche. Perché nonostante la speranza del segretario del Pd Pierluigi Bersani arrivato sabato a Milano per chiedere a Formigoni di andarsene, niente elezioni anticipate e un ritorno in panchina per il candidato in pectore Bruno Tabacci così ansioso di riprendersi una poltrona che occupava già nel 1987, unera politica fa per volere della Democrazia cristiana e (si dice) Ciriaco De Mita. «Vorremmo un governatore più lombardo e meno romano», la condizione posta dal neo segretario lombardo Matteo Salvini in cambio dellappoggio alla giunta. Sfidando Formigoni su temi concreti e chiedendogli in breve tempo provvedimenti in materia di sanità, welfare, difesa del territorio, scuola. Tutti al grido di «prima i lombardi», lo slogan scelto da Maroni per il mega pannello al congresso federale di sabato e domenica ad Assago. «Ogni mese - annuncia Salvini - faremo un tagliando e andiamo avanti. Speriamo a lungo». Non solo. «Ci daremo un cronoprogramma. Non è una fiducia a tempo, siamo amici e tra amici si parla». Con Formigoni che spiega come lelezione di Maroni alla guida della Lega renda «lalleanza assolutamente più salda». Perché «adesso che la Lega ha concluso felicemente il congresso, ci sarà più spazio, avendo un interlocutore unico, per migliorare ancora la nostra azione di governo». Ed elenca le priorità, a partire dalla necessità di intervenire a difesa di un «assetto razionale delle Province», tema indubbiamente leghista, così come la difesa dellacqua «risorsa fondamentale di fronte allincertezza legislativa creata dal governo Monti». Acqua che Maroni al congresso ha chiesto di lasciare pubblica. Ma soprattutto mettendo al centro dellazione di governo la Questione settentrionale. Cioè, spiega Formigoni, «proposte concrete sul tema di una politica che deve saper distinguere tra territori e territori». A partire da quella riforma della sanità per cui Salvini ha messo ieri sul tavolo «un riequilibrio a favore del pubblico rispetto al privato» e la richiesta a Formigoni di respingere immediatamente i 200 milioni di euro di tagli alla sanità lombarda pretesi dal governo Monti. Capitolo Expo. Salvini ribadisce come «abbia bisogno di unattenzione ventiquattrore su ventiquattro che pensiamo Formigoni non possa garantire». Ribadendo linvito a fare una scelta, ma assicurando che la Lega non appoggerà nessuna mozione della sinistra con la richiesta di dimissioni. «Sono più che mai convinto - limmediata replica di Formigoni - che possiamo riuscire nellExpo a una condizione: che siamo tutti impegnati e chiediamo a tutti il meglio di noi stessi, quindi vorrei che anche la Lega partecipasse con grande convinzione e con le migliori intelligenze». Chiara lintenzione di un coinvolgimento che potrebbe passare per lofferta, magari a Roberto Castelli che da vice ministro si è già occupato delle infrastrutture per Expo, del posto di commissario al Padiglione Italia lasciato libero da Luigi Roth.
Mentre il vice presidente Andrea Gibelli lancia la battaglia per gli esodati che, come proposto da Maroni e visto che il governo «ha fatto macelleria sociale», dovrà essere affrontato «in forma congiunta dai tre consigli regionali in cui siamo maggioranza: Lombardia, Veneto e Piemonte». Nessuna dichiarazione ufficiale sulla poltrona dellassessore leghista alla Sanità Luciano Bresciani. Ma se ne sta parlando.
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