All'indomani del Formigoni show alla Fiera di Rimini, tocca proprio a Repubblica metter la parola fine a giorni di ipotesi e polemiche sulla presunta decisione dell'universo ciellino di abbandonarlo al suo destino politico e giudiziario. Perché è sul quotidiano diventato ormai suo acerrimo nemico che Formigoni può leggere di «cinquemila persone nel salone, un migliaio fuori. Dieci applausi. Davanti a un pubblico entusiasta Roberto Formigoni ha raccontato al Meeting di Cl la sua purificazione». Il riconoscimento che quel tentativo di farne un uomo solo e isolato è fallito. «Perché Pdl e Lega sono con me e il popolo di Cl ha dimostrato come la pensa». Semmai a rimanere è un Formigoni che denuncia il piano di «abbattere il presidio più importante del centrodestra, oltretutto retto da un cattolico, perdipiù ciellino e che potrebbe diventare un modello da esportare». Anche perché, come ha ricordato dal palco del Meeting il giornalista Oscar Giannino, i dati di Bankitalia parlano della Lombardia come di «una regione che ancora nel 2011 ha visto il proprio export crescere quasi dell'11 per cento a quota 104 miliardi». Ed è un ciellino di lungo corso come il vicepresidente pdl della Camera Maurizio Lupi l'altro giorno in prima fila come il coordinatore Mario Mantovani, a difendere Formigoni pubblicando sul suo blog «i numeri incontrovertibili dell'eccellenza del modello Lombardia». A partire da quella sanità finita nel mirino della magistratura e di cui Lupi ricorda che «la spesa per la sanità pubblica italiana corrisponde al 7,2 per cento del Pil, in Lombardia questo valore scende al 5,4. Considerati gli elevati volumi di prestazioni e il loro standard qualitativo, si può affermare che il sistema sanitario lombardo garantisce un rapporto costi/benefici tra i migliori al mondo». Il tutto «con bilanci in pareggio per gli ultimi undici anni consecutivi, nonostante la Lombardia sconti un sottodimensionamento del finanziamento del Fondo sanitario nazionale quantificabile in circa 50-60 euro pro-capite annuo in meno rispetto alla media nazionale».
E dopo quello di cielle, arriva anche l'appoggio della Lega. «Siamo assolutamente convinti - la denuncia del segretario lombardo Matteo Salvini - che Regione Lombardia sia oggetto di attacchi feroci». L'appoggio alla giunta? «Rivedremo Formigoni ai primi di settembre perché le cose che abbiamo chiesto e che lui ci ha promesso devono arrivare. A cominciare dalla riduzione dei ticket sanitari per i lombardi». Più critico il vice presidente della Regione, il leghista Andrea Gibelli che non esclude la possibilità che proprio a partire dal Pirellone «la Lega possa decidere di percorrere altre strade». Soprattutto se «il Pdl non raccogliendo l'invito di Roberto Maroni, decidesse di puntare verso un grande centro con tutti dentro». Con il solo risultato di «bloccare le riforme e lasciare il Paese in un grave immobilismo nascondendosi sotto al foglia di fico di un governo Monti o di una grande coalizione Pd-Pdl».
Per nulla preoccupato, Formigoni ricorda il voto di fiducia già incassato dalla Lega e «semmai le defezioni nel centrosinistra».
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