"Ciclabili non autorizzate: a rischio gli stessi ciclisti"

Bonizzoli, consulente del Mit: «Senza la norma questi percorsi non possono essere ancora realizzati»

"Ciclabili non autorizzate: a rischio gli stessi ciclisti"

Punta l'attenzione sugli aspetti normativi delle piste ciclabili Enrico Bonizzoli, esperto di sicurezza stradale e consulente del Ministero dei Trasporti: «Tutte le corsie ciclabili introdotte nel DL Rilancio non sono ancora normate nel Regolamento di attuazione ed esecuzione. Di conseguenza non possono essere realizzate». Per questo motivo ha presentato due esposti in Procura: «Personalmente sono sempre stato un sostenitore dell'uso della bicicletta, ma ove sia possibile utilizzarla in sicurezza - premette nell'esposto - lo stravolgimento viabilistico in atto a Milano sta avendo come risultato un congestionamento del traffico ed un aumento considerevole degli incidenti con lesioni soprattutto per le utenze deboli». Sono diversi, secondo l'esperto i punti critici a partire dalla pista ciclabile di via Saint Bon oggetto di un prossimo esposto. Al momento il Comune ha sospeso la ciclabile sul lato dell'ospedale militare, coprendo la segnaletica verticale, ma non quella orizzontale. Dal punto di vista giuridico la corsia non è sospesa, con i rischi che questo comporta. Sul lato opposto, invece, sono stati spostati i parcheggi lato marciapiede verso il centro della carreggiata dimezzando quasi la sezione stradale, di fatto contravvenendo a quanto prescritto dal Codice della Strada. La corsia in corrispondenza della fermata dell'autobus, sale con un dislivello sul marciapiede che risulta alquanto pericolosa per le utenze più deboli. Così la ciclabile non è consentita. Risultano irregolari lo stallo per il carico scarico merci e il parcheggio riservato ai disabili. In generale l'intervento sulla via Saint Bon non si può identificare né in una corsia né una pista ciclabile in quanto la segnaletica che la delimita non è rispondente alla normativa vigente.

Irregolarità si riscontrano anche in centro come in via Verdi, che collega piazza della Scala a Brera: qui è stato autorizzato il contromano con l'impiego della sola segnaletica verticale, contravvenendo al codice della strada che lo consente solo nel caso in cui alle bici sia riservato un doppio senso di marcia.

Ancora più grave il caso di corso Venezia: la corsia è illegittima perchè corre alla destra della sosta delle auto, che invece dovrebbe essere separata dalla carreggiata. Il risultato è che chi parcheggia deve attraversare la pista per raggiungere il marciapiede a sinistra con grave pericolo per i ciclisti. La stessa violazione è stata commessa in viale Legioni Romane e in Buenos Aires.

In via Sardegna è stata tracciata per ambo i sensi di marcia una corsia ciclabile (non ancora normata e quindi vietata) delimitata da un tratteggio bianco perché valicabile da chi deve parcheggiare o svoltare, oltre ad essere stata tracciata anche alle fermate dei mezzi. «In corrispondenza delle intersezioni vi è inoltre la presenza di pericolosi restringimenti effettuati con cordolature gialle non pertinenti per questo tipo di intervento. La sperimentazione della casa avanzata ovvero gli spazi riservati alle bici all'altezza delle intersezioni sono state realizzate disattendendo l'autorizzazione a realizzarle inviata dal Mit al Comune.

Per Luca Studer, docente di Circolazione e sicurezza stradale del Politecnico il problema del traffico in corso Buenos Aires è dato dalle auto stesse e non dalla pista ciclabile. «In Buenos Aires c'erano sei corsie per le auto, tre per senso di marcia, più uno spazio per lato dedicato alla sosta: la sproporzione tra lo spazio per le auto e quello per altre forme di mobilità è evidente. E così è in tutta la città. Parallelamente durante la pandemia abbiamo assistito a un crollo drammatico degli utenti del trasporto pubblico. L'unica alternativa quindi alla congestione è stata, e così è avvenuto in tutte le città d'Europa ma anche negli Usa, quella di dare spazio alla mobilità alternativa, senza sottrarlo ai pedoni, tra gli utenti deboli della strada». In sostanza il ragionamento è che non sia possibile riservare alle auto più spazio di quanto non ne occupino già, permettendo allo stesso tempo l'utilizzo dell'auto a chi ne ha effettivamente bisogno.

«L'amministrazione comunale, con le ciclabili leggere, le cosiddette pop up lanes, e i provvedimenti di area B e area C - continua Studer - sta trovando soluzioni alternative alla circolazione veicolare e disincentivando, ma non certo vietando, l'utilizzo dell'auto per combattere il traffico».

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