Gli artisti di Macao hanno dato inizio al loro camping estivo. Indisturbati. Niente vigili in zona, niente sgomberi in vista. Nemmeno prefetto e questore si sono pronunciati sulla questione, né hanno ordinato nessun intervento.
Ma il vice presidente del Consiglio comunale Riccardo De Corato non si dà per vinto. Anzi, passerà alle maniere forti. Ieri è scaduto l'ultimatum che aveva dato alle forze dell'ordine: «Aspetterò fino alla fine di luglio - aveva annunciato qualche settimana fa - ma se non ci sarà nessuno sgombero, allora porterò il caso Macao in Parlamento». E così sarà. Martedì prossimo De Corato presenterà una question time a Roma e chiederà il motivo di tanto «menefreghismo» nei confronti di una situazione di totale illegalità.
Bella figura ci fa Milano agli oggi di tutta Italia. Mentre la città sembra aver dimenticato gli artistoidi rinchiusi all'ex macello di via Molise da un mese e mezzo, i parlamentari romani impareranno a conoscere la squallida pagina di vita milanese. Una pagina già letta, che ricalca paro paro il copione del Leoncavallo. Il centro sociale era nato così: con sgomberi rinviati e mai fatti.
Idem in via Molise dove gli artisti, sulla scia dell'esempio leoncavallino, come primo passo hanno aperto un bar. In vendita ci sono birre, chupiti e bibite non commerciali. Niente scontrino e via, si fa un po' di cassa in nero per comprare vernici e i materiali necessari alle attività. Da ieri è aperto il summer camp, che proseguirà fino alla metà di settembre e che invita i milanesi ad andare in vacanza nelle stanze di Macao. Saranno organizzati gruppi di lavoro per ristrutturare lo spazio, per sistemare l'area esterna, per tinteggiare le pareti. Come a dire: forza, accorrete, questo spazio è di tutti. Sì, di tutti fuorché dei legittimi proprietari.
E poi ci saranno stage di danza, corsi di spagnolo avanzato, corsi di disegno, approfondimento sulla creazione dei saponi naturali, lezioni di montaggio video. Ma nessuno batte ciglio. Eppure esiste anche una denuncia. Evidentemente è stata dimenticata in chissà quale cassetto della questura, ma a giugno, subito dopo l'occupazione dell'ex macello, era stata presentata da Sogemi, proprietaria dello spazio. Ignorata totalmente. «Questo silenzio è inaccettabile - si infuoca De Corato - Chi dovrebbe garantire l'ordine pubblico tace. In questi casi per ordinare uno sgombero non servirebbe nemmeno avere in mano una denuncia: si tratta di occupazione di locali da parte di gruppi numerosi di persone e si può procedere d'ufficio. Ma nulla si muove».
Gli stabili occupati da Macao potrebbero invece essere venduti e creare introiti. Ma il Comune lascia fare, nemmeno ci fosse una sorta di silenzioso accordo per far rimanere lì gli abusivi. Eppure Pisapia aveva più volte preso le distanze dalla teoria legale di Ugo Mattei, l'avvocato dei No Tav secondo cui uno spazio in disuso può diventare «proprietà» di chi lo migliora e lo usa per il bene collettivo.
L'assessore alla Cultura Stefano Boeri torna alla carica con «l'altro Macao», anche se di un clone di Macao si tratta. Sono le Officine creative Ansaldo (Oca). A giugno sono stati organizzati i primi laboratori negli spazi dell'ex Ansaldo e martedì, dopo aver fatto un bilancio delle varie iniziative, si è deciso di replicare con tre mesi di sperimentazione. Gli spazi saranno quindi concessi da ottobre, quando verrà aperto il piano terra, fino a gennaio.
Chi è interessato a partecipare, potrà inviare richieste e idee alla mail oca@comune.milano.it.
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