L'ex sindacalista non vede più «donne umiliate»

(...) ha avuto la possibilità di un dottorato di ricerca, assegno di ricerca e posto da «cultrice della materia in relazioni industriali ed in economia politica presso l'Università (...), dove svolgo anche attività didattica». Gratificazioni sicuramente meritate, ma opportunità non certo offerte alle molte donne islamiche che domenica assistevano al suo discorso relegate, secondo i precetti islamici, in un recinto a loro riservato. Questo solo dopo essere state costrette a entrare da un'ingresso separato rispetto a quello principale riservato solo agli uomini. E questo è il meno, perché sotto il solleone da quaranta gradi di domenica, indossare veli, burqua, niquab a coprirle fino alla punta dei piedi, dev'essere stata una vera tortura. Ma dalla sindacalista nemmeno una parola. Niente di quell'indignazione esibita all'Infedele, la trasmissione così sinistra radical chic di Gad Lerner in cui la Tajani era stata chiamata a discutere «del corpo delle donne». Perché se il dito va puntato contro veline o presunte ospiti delle serate berlusconiane, da sinistra è pronto a levarsi il vento dell'indignazione.

Ma se a umiliare mogli e giovanissime figlie con bardature fuori dal tempo e dalla civiltà sono gli islamici, allora in nome del politicamente corretto da sinistra non si sente altro che un ipocrita silenzio. Con buona pace delle donne e dei loro corpi velati. E islamicamente umiliati.

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