Dopo un grande slancio iniziale la candidatura di Gabriele Albertini (nella foto) comincia ad arrancare. Difficile in un momento di crisi economica e soprattutto di credibilità della politica trovare sponsor. E così oltre alle prese di distanza di Oscar Giannino con il suo movimento Fermare il declino e Luca Cordero di Montezemolo con Italia futura, ora a temporeggiare sono le fonti di sostegno finanziario. Problema non da poco in una campagna elettorale come quella per le regionali dai costi diventata ormai proibitivi, soprattutto per uno come Albertini che non ha alle spalle una macchina di partito già rodata. E come se non bastasse, il tutto è complicato dalla grande frammentazione del centrodestra. «Stiamo scrivendo un manuale su come si perde un'elezione» si lamenta un dirigente in viale Monza.
Ma i dubbi vengono ancora dalla data del voto, fissata per il Lazio il 10 e 11 febbraio. Con Albertini che definisce l'election day «una fesseria». Perché «non c'è nessun motivo di far cadere un governo in una fase critica solo per fare l'accordo con la Lega». E grande incertezza c'è nel Pdl ora che Pier Luigi Bersani ha vinto le primarie e Silvio Berlusconi è tentato dal ritorno. Chiaro che in questo caso l'alleanza con la Lega diventerebbe irrinunciabile, dando così il via libera alla candidatura in Lombardia di Roberto Maroni. E non a caso anche uno dei grandi sponsor di Albertini come Ignazio La Russa, considera ora possibile un suo passo indietro. «A patto - chiede un colonnello ex an - che lo faccia anche Maroni e che il centrodestra si ricompatti e cominci finalmente a cercare un terzo uomo che ci faccia vincere». Ipotesi percorribile, gli risponde un ex fi, «solo se ad occuparsene sarà Berlusconi, qui ci vuole veramente il coniglio dal cappello». Anche perché sono tutt'altro che tramontate le ipotesi di scissione degli ex an e dei ciellini di stretta osservanza formigoniana che valutano addirittura la possibilità di lasciare il Pdl per confluire nella lista Albertini. Eventualità allontanata dall'incontro che Roberto Formigoni ha chiesto con lo stesso Berlusconi per valutare il futuro romano suo e dei suoi fedelissimi. Ci fosse spazio, la vicenda lombarda potrebbe piegare decisamente verso Maroni. Magari con primarie a cui Albertini rifiuterebbe di partecipare, rimettendo in gioco Mario Mantovani e Guido Podestà.
«Il centrodestra ha bisogno di un di più di consenso per prevalere sul centrosinistra - spiega Formigoni - Oggi come oggi quel quid ce l'ha Albertini. Non escludo che ci possano essere altri candidati con quel quid in più, ma non ne sono ancora emersi».
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