Una grande attesa che si è risolta con la festa della comunità islamica milanese. Il primo esame della commissione comunale dedicata ad assegnare i punteggi per stabilire quale confessione potrà costruire il proprio luogo di culto, ha stabilito che Milano avrà due moschee. Ufficialmente a livello burocratico non è ancora certo quale delle tre zone selezionate dal Comune succederà, ma si sa che saranno due e molto probabilmente in via Sant'Elia, dove il progetto delle associazioni islamiche per sostituire l'ex Palasharp con una moschea vale 10 milioni, e in via Esterle.
E, secondo le regole stabilite dal bando comunale, ci sarà anche una chiesa evangelica: le tre aree individuate da Palazzo Marino, via Marignano (3.400 metri quadri per 7.600 euro annui) via San'Elia (5mila per 10mila euro) e via Esterle (1.492 metri quadri per 25mila euro), secondo il punteggio dovrebbero andare rispettivamente al Centro Islamico di Milano e Lombardia che si è aggiudicato il primo posto con un rialzo del 102 per cento, all'associazione Islamica di Milano che ha offerto il 200 per cento sulla base d'asta e alla Bangladesh culture and welfare association, che ha proposto il 50 per cento in più del prezzo minimo. Quest'ultima però ha un contenzioso aperto con l'amministrazione e, per quanto previsto dal bando, salterà al prossimo passaggio, cioè la verifica tecnica sulla documentazione presentata dai vari gruppi religiosi. Si prospetta dunque uno slittamento con la Casa della cultura. E di conseguenza, un'altra regola del documento comunale stabilisce che una sola religione non possa avere tutti e tre gli spazi, quindi in via Marignano si insedierà la chiesa gospel.
Il controllo dei documenti che avverrà nei prossimi giorni non è nemmeno l'ultima fermata per il percorso burocratico che prevede anche verifiche della prefettura sui finanziatori dei progetti. E dopo la verifica delle carte, è in programma per settembre un passaggio in consiglio comunale dove l'opposizione si prepara alle barricate. Questione che ha creato un battibecco tra Davide Piccardo, portavoce del Caim, e l'assessore ai Servizi sociali Piefrancesco Majorino. «Ci lascia molto sorpresi che si parli di un passaggio in consiglio per trasformare le aree - ha polemizzato Piccardo - perché non è ipotizzabile che si mettano a bando delle aree che non sono idonee».
Pronta la replica dell'assessore Majorino: «Il passaggio vuol dire rispettare le regole e le leggi, non c'è nulla di nuovo rispetto a quanto già previsto: anche il coinvolgimento di altre istituzioni come la prefettura è la conferma che vogliamo fare le cose seriamente».
Nonostante la complessiva soddisfazione del Comune e della comunità islamica per il passo più politico che altro, restano dei problemi: anche se Majorino ha parlato di Milano come di un «possibile esempio per altre città italiane», ha anche rimarcato la difficoltà di essere costretti a muoversi ancora un volta senza il supporto del governo nazionale per «una mancanza di qualsiasi riferimento normativo da Roma».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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