Una mostra al contrario per imparare che cosa non fare con i libri. Sa di intelligente vademecum delle cattive abitudini l'ultima esposizione messa in campo, fino al 14 aprile 2019, dalla biblioteca Trivulziana.
Nella sala del Tesoro, con la collaborazione del comune di Milano, ci si mette in viaggio, nella biblioteconomia e nella paleografia, alla scoperta degli errori più comuni che, nei secoli, hanno contribuito a danneggiare e mal conservare i libri. Dai manoscritti in pergamena, ai più recenti tomi in carta e a stampa, una selezione di 24 volumi, con anche tomi di Cicerone e Petrarca, provenienti dalle raccolte civiche milanesi, traccia un excursus sulla vita (spericolata) del libro, dal secolo VIII al XVIII. Curata da Isabella Fiorentini, con Loredana Minenna e Stefano Dalla Via e, con un ricco corredo bilingue di supporti multimediali e didattici, adatti anche ai più piccoli visitatori, la mostra racconta una storia antichissima e vivace. Nulla dies sine linea, dicevano gli antichi. Guai a non scrivere o a non leggere ogni giorno. I libri sono stati l'oro dell'antichità e dovrebbero esserlo ancora oggi.
Ma un tempo la loro vita non era tutta scaffali, banche dati digitali ed aria condizionata. Umidità e muffe, tarli golosi, pergamene bruciacchiate o tagliate, legature che cedevano, ruberie, oblio, catene anti-furto e il grande dilemma che, in parte, si ripropone ancora oggi: meglio un libro usato e quindi utile, o meglio un tomo intatto, conservarlo, lontano da utenti maldestri. Su questo dubbio si sono scritti fiumi di manuali e già i monaci medievali, avevano, ognuno nel proprio scriptorium, le proprie regole. Nella Padova del XVIII secolo il raffinato editore Gaetano Volpi mise perfino nero su bianco una sorta di regolamento a beneficio dei bibliotecari dell'epoca e di tutti gli «amatori de' buoni libri» allo scopo di mettere in guardia contro cattive abitudini di conservazione dei volumi e negligenti pratiche di stampa e di legatura. Da qui prende avvio la mostra. Ogni volume esposto è un «cattivo esempio» e mostra una particolare forma di degrado che ha danneggiato il supporto fisico, pur lasciando intatto o almeno parzialmente leggibile il testo tramandato.
Prendi il bellissimo Libro d'ore (Trivulziano 459): su alcune sue pagine l'inchiostro è svanito, scomparso nel tempo, lasciando solo la rigatura in mezzo a preziose decorazioni. Ci sono gli Atti quattrocenteschi della fabbrica del Duomo (8Cod. Arch. C6): i primi fogli appaiono danneggiati, come la coperta che li rilega, compromessi dall'umidità dove il vello si fa scuro scuro, mangiandosi per sempre una bellissima decorazione. C'è la pagina di una bibbia in ebraico che evidentemente non serviva più ed è finita a rinforzare un repertorio filologico di testi latini di fine '500, le Cornucopiae linguae latinae di Niccolò Perotti. Questo riutilizzo si chiama, in gergo tecnico, umbra codicum perché ricorda la presenza di un vecchio manoscritto perduto nella sua interezza ed ora reimpiegato, foglio a foglio, per rinforzare legature e «copertine». È stato il destino di tante pergamene volanti e sfascicolate, ben prima che il mondo moderno si accorgesse della necessità e della bontà del riciclo. C'è l'opera di Claudio Galeno in greco e mostra tutti i suoi secoli: la pergamena si strappa in varie fogli e qualcuno ne ha ricucito le estremità come in rammendo alla buona.
Gli apparati didascalici della mostra sono stati elaborati applicando due diversi registri linguistici: al percorso didattico principale corre, infatti, parallelo un percorso per i
ragazzi che, pur rispettando la correttezza tecnico-scientifica dei contenuti, semplifica la terminologia più scientifica a favore dell'emozione. Ingresso libero, dal cortile della Rocchetta, dalle 9 alle 17.30 tranne lunedì.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.