Il Comune non aderisce alla «pace fiscale» promossa dal decreto Crescita del governo Lega-M5s, rilanciata lunedì scorso con un ordine del giorno urgente dal capogruppo del Carroccio Alessandro Morelli. Rilancia - anzi - con una linea durissima contro gli evasori di Imu e Tari o contro gli «irriducibili» delle multe. Da inizio anno per la prima volta il Comune ha iniziato a pignorare i conti correnti, un blocco «non dell'intero conto ma della cifra che gli evasori ci devono» ha puntualizzato l'assessore al Bilancio Roberto Tasca. Che può arrivare a parecchie migliaia di euro. Per ora sono stati toccati i conti di chi aveva oltre mille euro in sospeso e almeno 5/6 sanzioni. L'avviso viene notificato alla banca o alle Poste, dopo 60 giorni scatta il prelievo forzoso. Da inizio anno sono state emesse 1.180 notifiche di pignoramento ad altrettanti soggetti debitori per una somma complessiva di 3,4 milioni di euro. I conti già effettivamente pignorati sono 644 e 207 quelli da cui nei primi 3 mesi il Comune ha recuperato circa 381mila euro (il 16,27% del totale). Si aggiungono 1.651 fermi amministrativi di auto per un importo totale di circa un milione, il 21% già incassato. E il Comune vuole accelerare, ricorrerà con più frequenza al blocco di un quinto dello stipendio o degli affitti percepiti da chi ha debiti col Comune. Gli enti hanno tempo invece fino al primo luglio per aderire alla pace fiscale promossa dal governo, abbattendo le more su tasse locali e multe non pagate dal 2000 al 2017, la Regione ha votato la delibera, Tasca invece difende il no condiviso col sindaco: «Non siamo sicuri che i cittadini interpretino un condono con la pace fiscale, rischiamo di mandare il messaggio che tanto vale non pagare. La vera pace deriva dal fatto che pagano tutti e pagano meno. La maggioranza, paga per tempo tasse e multe». E puntualizza che il congelamento dei conti arriva «dopo avvisi bonari e ingiunzioni». E rilancia al governo: «Se vuole davvero essere populista faccia una lotta seria all'evasione, nelle indagini è in cima alle richieste degli italiani». Tra 2017 e 2018 la Tari a Milano è stata evasa per 84,3 milioni su 600, il recupero per ora è stato di 35,5 milioni, molto più basso quello dell'Imu (24,6 milioni su 107,3 evasi), le due voci danno 72,4 milioni di incasso. Per il triennio 2020-2022 si stima un'evasione di 260 milioni e l'obiettivo è arrivare a 104 milioni, il 40% di riscosso rispetto all'attuale 37%. L'assessore lancia al governo 3 richieste per gli enti locali: accesso all'archivio unico digitale dello Stato per avere pieno accesso alle informazioni sui contribuenti, senza trincerarsi dietro al diritto alla privacy, eliminazione degli ufficiali di riscossione per notificare i pignoramenti e accesso gratuito alle banche dati di uffici pubblici e gestori di pubblici servizi, dall'Inps ai fornitori di luce e gas a Camera di commercio. Partiamo dagli Isee in possesso all'Inps». E a Lega-M5s manda a dire che «con 100 miliardi di evasione in Italia se recuperassero i il 40% non avrebbero problemi per il Def.
Salvini pensa a 60 milioni di figli? Noi ai nipoti, così si finanzia il sociale». Critico il capogruppo di Fi Fabrizio De Pasquale: «I milanesi sono gli italiani che pagano più multe e gli unici che non usufruiscono di rottamazioni, l'impuntatura di Tasca li discrimina».
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