Ci mancava solo questa nel panorama dei vandalismi: il graffito in arabo. Nulla a che vedere con la street art egiziana, promossa dai giovani extracomunitari per raccontare la loro «primavera araba». Si tratta semplicemente di scarabocchi, tali e quali a quelli italiani, altrettanto fastidiosi, insignificanti e volgari. Ma in arabo. Una testimonianza della Milano che sta cambiando e si sta popolando di una nuova generazione di writers/vandali. A denunciare lo scempio di muri e portoni è un residente di via Arqué, una traversa di via Leoncavallo, zona Palmanova. Il suo palazzo, come quelli vicini, ha dovuto fare i conti con la bomboletta spray color oro di un graffitaro improvvisato, probabilmente di origine tunisina, che, in certi casi, giusto per essere più chiaro nel manifestare la sua rabbia, si è perfino lanciato in un testo a fronte, traducendo per chi non sa l'arabo. E il contenuto dei suoi scarabocchi diciamo che non suona come un complimento per l'Italia.
«Ecco cosa imparano gli stranieri dai sostenitori di Pisapia» denuncia il signor Alberto, abitante della zona. Del resto, se un tunisino arriva in città e trova i palazzi pieni di scritte, i tabelloni del tram ricoperti di tag indelebili e i finestrini dei treni oscurati dall'«arte» di strada, che voglia ha di mantenere pulita Milano? Si adegua. Punto.
I graffiti arabeggianti non sono l'unico problema della periferia. «Nei giardinetti in fondo alla via - denuncia ancora il signor Alberto - dove due o tre anni fa c'erano sempre i soldati e dove i sostenitori di Pisapia appendevano striscioni con la scritta Non esercito, ora, dalle 13 in avanti, ci sono trans e viados e sembra di stare nella peggior favelas brasiliana. Uno spettacolo da rabbrividire».
Le iniziative per rendere più pulita la città non mancano. Ma evidentemente non sono sufficienti. I muri vengono ripuliti e l'operazione economica non è. Ma tornano ad essere imbrattati nel giro di poche ore, irrimediabilmente.
Poche settimane fa è stata messa in campo anche un'iniziativa di pulizia contro gli adesivi e volantini attaccati abusivamente ai pali cittadini. Chi viene colto in flagrante rischia una multa da 400 euro. È la sanzione che rischiano 18 fra società e privati le cui pubblicità erano affisse a uno dei 227 pali e semafori in corso Buenos Aires a Milano.
I nominativi e i numeri di telefono di chi ha scelto di appiccicare stickers come forma di comunicazione (in stile guerrilla) sono stati raccolti dai vigili del comando di Zona 3, che han o accompagnato i residenti del quartiere, i City Angels e gli attivisti antigraffiti in una giornata di rimozione degli adesivi: armati di spugna e di speciali saponi scollanti, i volontari hanno staccato centinaia di adesivi dai pali. Con loro, anche l'assessore Pierfrancesco Maran. Ora alcuni pali, ripuliti dagli adesivi, saranno ricoperti con una vernice che rende le superfici scivolose e quindi impedisce la presa della colla.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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