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«L'islam radicale in campo col Pd»

Sam Aly: in una foto è con Sala, nell'altra con l'imam respinto dall'Italia. Centrodestra all'attacco

Sarà la caccia ai voti, oppure il desiderio di riparare al flop del piano-moschee, ma sembra che il Pd abbia deciso di presentarsi come interlocutore privilegiato delle moschee milanesi che fanno riferimento al Caim (il coordinamento delle associazioni islamiche).

Il caso del giorno, quello di Sam Aly, aspirante candidato al municipio 4, è stato sollevato da Milanopost.info, che ascrive direttamente questo militante democratico a un'area controversa dell'islam. Il sito pubblica infatti le foto che ritraggono Aly (insieme ad altri) con il giovane imam di Cinisello, Usama El Santawy, telepredicatore italiano di origini egiziane, considerato esponente del «salafismo autoctono». Imbarazzante che in un'altra immagine Aly si faccia ritrarre in un «selfie» con il candidato sindaco del Pd Beppe Sala, non a caso chiamato in causa dal centrodestra e costretto a intervenire. Matteo Forte, consigliere comunale uscente e candidato con «Milano popolare», pubblica un altro scatto di Aly: «È stato fotografato accanto a Tareq Suwaidan, l'imam radicale a cui solo qualche settimana fa il Viminale ha negato l'ingresso in Italia», dice. «Noi siamo per l'inclusione e l'integrazione - commenta Forte - mentre a sinistra sono per la sottomissione che è invece una categoria dell'islamismo politico». Anche il capolista di «Milano popolare», l'ex ministro Maurizio Lupi, ha detto la sua: «È gravissimo che nelle liste che sostengono Sala ci siano rappresentanti di quell'islam che noi non vogliamo». Lupi ha tirato in ballo espressamente i «Fratelli musulmani» e la questione è controversa. La responsabile cultura del Caim Sumaya Abdel Qader, candidata da indipendente sempre col Pd, è intervenuta ieri sul tema: «Affermare di non appartenere ai Fratelli Musulmani è per me un semplice atto di onestà - ha detto - La mia storia è diversa». «Come ogni sistema di idee - ha scritto - anche quello della fratellanza e di El Banna (citato come uno dei fondatori, ndr), va contestualizzato e preso con il beneficio di inventario». E Aly ha condiviso.

Fabrizio De Pasquale, anima di Milanopost ma anche candidato di Forza Italia, attacca: «A imbarcare certi personaggi non si facilita nemmeno la vita dei musulmani moderati, sempre che vogliano farsi valere. Non si possono accertare ambiguità sul rispetto dignità delle donne e sulla volontà di integrarsi con le nostre regole». Sala ha risposto piccato a Lupi. Ma la presidente (ricandidata) di zona 4 Loredana Bigatti è più cauta su Aly: «Lo conosco come frequentatore del circolo Pd Rogoredo - ci ha detto - e si è sempre dichiarato contro il terrorismo e gli integralismi. Non ci sono mai stati dubbi su di lui».

Un iscritto al Pd, ma «nessuno di noi ha la certezza di essere candidato» ha precisato. Come dire che Aly è in un elenco di candidati ancora da «scremare». E in effetti in serata è arrivata dal Pd la comunicazione che ne anticipava la bocciatura.

AlGia

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