«L'Olimpiade vale una vita Ma non sia solo romana»

L'assessore Rossi ricorda i suoi 5 Giochi e le medaglie: «Da atleta faccio il tifo, ma il 2024 coinvolga il Paese»

«L'Olimpiade vale una vita Ma non sia solo romana»

«Cosa resta di un'Olimpiade? Bastava guardare negli occhi Federica Pellegrini che sfilava con il tricolore per capire. Per rendersi conto che quella è un'emozione che ti resta addosso per tutta la vita. Ti resta tutto come fosse ieri, per sempre...». E Antonio Rossi, oggi assessore regionale allo sport, sa perfettamente cosa significhi fare il portabandiera azzurro perchè nel 2008 a Pechino toccò a lui. Cinque olimpiadi, una vita di sport e di vittorie. Tre medaglie d'oro, un argento e un bronzo raccolti con la sua canoa tra Barcellona, Atlanta, Sidney e Atene, dal '92 al 2004 che sono un esempio di cosa significhi davvero far vita d'atleta. «Che poi è ciò che mi manca di più- racconta- Passano gli anni, la tua vita prende una direzione diversa e soddisfacente ma per assurdo ciò che poi ti manca di più sono la fatica, le rinunce e gli allenamenti che hai maledetto quando ti toccava farli. Ti rendi conto dopo che quella era una fortuna. Ti rendi conto che con le Olimpiadi hai avuto la fortuna di girare il mondo, di andare in quasi tutti i continenti, di aver fatto amicizie straordinarie che sono rimaste. Che fanno parte della tua vita per sempre...». Rossi in questi giorni è a Rio ed ha assistito alla cerimonia di apertura con gli altri portabandiera azzurri, Carlton Myers, Massimiliano Rosolino, Fiona May: «La cerimonia d'apertura dei Giochi resta sempre un'emozione- racconta- Uguale sia da atleta sia da ex. Quella dell'altro giorno è stata davvero fantastica, non che le altre a cui ho partecipato fossero da meno. Ciò che a Rio manca un po' è che si respira poco il clima olimpico, i Giochi sembrano a volte un po' marginali al Paese. Si vede che molte cose non sono state fatte, perchè sono arrivati tardi o perchè alla fine la crisi ha obbligato a fare delle scelte. Delle due tribune dei campi di regata, ad esempio, ce n'è una sola...».

Difficile organizzare un'Olimpiade, che può essere una grande occasione di sviluppo, ma è anche un rischio e basta pensare a ciò che è poi successo in Grecia. Spesso sulle candidature i Paesi di dividono ed è ciò che sta succedendo anche da noi con Roma 2024: «Io da atleta sarei felice di avere i Giochi in Italia e mi auguro che si riesca ad organizzarli- spiega- Ma da assessore dico che per aver benefici da un evento così non si può pensare solo a una candidatura romana, va coinvolto tutto il Paese, vanno coinvolte le altre città che hanno la capacità e i luoghi per ospitare gli eventi. Basti pensare a cos'è l'Idroscalo per le regate, uno dei centri mondiali più belli e funzionali oggi esistenti». Ma un'olimpiade in Italia sarebbe una bella promozione per lo sport i un Paese che vive a pane e pallone. «Sì certo anche se va detto che negli ultimi anni molto è cambiato- spiega- Parlo della nostra Regione che in questi giorni ha 43 atleti che si giocano una medaglia a Rio. E questo è un segnale che la cultura sportiva qui sta crescendo, che c'è un movimento vivo e vivace. Anche se molto resta da fare sia in fatto di strutture, sia in fatto di promozione...» A cominciare dalle scuole dove lo sport è rimasto ancora l'educazione fisica degli anni passati e dove la collaborazione con il Coni andrebbe migliorata: «Certo qui rispetto ad altri Paesi siamo un po' indietro- spiega Rossi- ma ci sono scuole e istituti molto ricettivi in questo senso. Che collaborano. Ai miei tempi, quando mi allenavo, c'erano professori che aspettavano il lunedì, quando rientravo dalle gare per interrogarmi...». Anni fa. Anni in cui Antonio Rossi da solo e in coppia con Daniele Scarpa e Beniamino Bonomi ha scritto la storia olimpica della canoa azzurra, rccogliendo vittorie e medaglie d'oro. Ora molto è cambiato. «Dal punto di vista dei materiali non è cambiato moltissimo- racconta l'assessore lombardo allo sport- Ora pero nelle attrezzature c'è molta più scelta. Ciò che è radicalmente cambiato sono le modalità con cui ci si allena. Nei miei anni c'erano solo i cardiofrequenzimetri ed erano i primi, molto basici. Ora gli atleti hanno la possibilità di calcolare i watt per le potenze, di raccogliere quotidianamente i loro dati di allenamento, di scaricarli sui pc, di inviarli in tempo reale ai loro allenatori. Anni fa le squadre erano dei bunker, che tenevano tutto per sè. Oggi gli atleti viaggiano fanno camp in altre nazioni, si scambiano esperienze. La differenza è sostanziale».

Che olimpiadi saranno? «Saranno come sempre delle olimpiadi fantastiche- scommette Rossi- anche se rispetto alle mie, ci sono troppe casi rimasti in sospeso, troppi ricorsi, ci sono atleti che non sanno ancora se gareggeranno o meno, se devono partire o restare a casa. Ed è una sensazione strana...Che non piace a nessuno».

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