La Lombardia dice no a Roma: «La nostra sanità non si tocca»

La Lombardia dice no a Roma: «La nostra sanità non si tocca»

Che la riforma della sanità messa a punto dal governo non piacesse alla Regione Lombardia non è mai stato un segreto. Ora il Pirellone corre ai ripari e annuncia un ricorso alla corte costituzionale contro il decreto Balduzzi. «È un orrore ed un errore inaccettabile, sia dal punto di vista del metodo sia dal punto di vista del merito» critica il governatore Roberto Formigoni. A fargli eco è il neo assessore alla Sanità Mario Melazzini: «Ci opporremo con tutti gli strumenti possibili perché si faccia una marcia indietro».
Non si tratta solo del taglio dei letti negli ospedali (che in Lombardia porterebbe a 2.300 posti in meno). Sul piatto c'è ben altro. Chiuderebbero ben 16 strutture sanitarie poiché contano meno di 80 posti letti.
E poi sembra impossibile organizzare gli ambulatori no stop. Soprattutto perché non sono previsti finanziamenti aggiuntivi. A dirlo è lo stesso presidente dell'Ordine dei medici Roberto Carlo Rossi: «Per garantire l'assistenza 24 ore su 24 - fa notare - è necessario che i medici si aggreghino a gruppi di 25-30, lavorando a turni. Tuttavia in questo modo il paziente verrà difficilmente curato dal proprio medico e si creerebbe un grosso problema in quelle Asl in cui bisognerà farsi anche 25 chilometri per raggiungere l'ambulatorio: in sintesi si va verso un'assistenza peggiore e si corre il rischio che i costi aumentino».
Altro punto critico: le previsioni sul rischio clinico e la responsabilità professionale dei medici che, secondo la Regione, potrebbero trincerarsi ancora di più dietro la «tattica» della medicina difensiva. E questo significa un aumento inevitabile dei costi inappropriati. Il Pirellone critica anche la normativa sull'esercizio dell'intramoenia esclusivamente all'interno delle aziende ospedaliere. «Su questa posizione - spiega Formigoni - siamo da tempo contrari in quanto di difficile attuazione organizzativa oltre che eccessivamente vincolante nei confronti della autonomia e professionalità del personale medico». L'ultimo affondo prende di mira le regole sull'edilizia sanitaria, «per cui non sono previste risorse aggiuntive».
La Regione snocciolerà i suoi no al decreto Balduzzi durante la Conferenza Stato Regioni e «lavorerà perché i contenuti del provvedimento vengano profondamente modificati». «Il decreto legge - aggiunge Melazzini - si caratterizza per una lettura centralista certamente non adeguata, che denota una non conoscenza del sistema nelle varie Regioni e non tiene conto delle specificità territoriali». Insomma non piace l'invasione di campo sulle competenze regionali e gli avvocati del Pirellone faranno leva proprio su questo concetto per impostare il loro ricorso davanti alla Corte costituzionale.

Ci sono una serie di prescrizioni molto vincolanti e «basate su presupposti erronei derivanti da una lettura centralista e non adeguata né rispetto alla specificità di situazioni e contesti molto difformi tra loro». E poi resta l'incognita denaro. Va bene togliere i posti letto, va bene chiedere più disponibilità a medici e infermieri. «Ma chi paga?» si chiede Formigoni.

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