La Lombardia produttiva si ribella al governo: non c'è solo la zona rossa

Confcommercio: «Da Milano alla Brianza, servono aiuti al commercio che soffre»

La Lombardia produttiva si ribella al governo: non c'è solo la zona rossa

Uno schiaffo alla capitale economica d'Italia e alle tante imprese lombarde che stanno contando dell'emergenza Coronavirus al pari (o anche più gravi) degli undici Comuni della «zona rossa», il focolaio dell'epidemia. Nel decreto con le misure economiche di sostegno ai territori colpiti, approvato due sere fa dal Consiglio dei ministri, «non c'è nulla per i lavoratori e le aziende esterne alla zona rossa - ha contestato ieri l'assessore regionale al Bilancio Davide Caparini -. Le misure, minime, per i dieci comuni della lodigiana prevedono per gli autonomi un contributo mensile di 500 euro, come adottato in occasione del Sisma del 2012, per i lavoratori dipendenti l'estensione degli ammortizzatori in deroga alle imprese sotto i cinque dipendenti e il rafforzamento dei Fondo di Integrazione Salariale per tutte le categorie di dipendenti». E gli stanziamenti a sostegno dei lavoratori autonomi e subordinati - avverte Caparini - non sono sufficienti a coprire la metà del periodo previsto. Per la platea dei circa 25mila lavoratori i 24,2 milioni stanziati coprono solo 45 giorni». E l'assessore ribadisce che «l'insufficienza degli interventi di contrasto alla crisi economica è evidente anche per la zona rossa, completamente ignorata il resto della Lombardia. Aspettiamo ora di leggere versione finale del Decreto».

Pretendono misure ben più consistenti ed estese l'associazione dei commercianti milanesi e Confindustria Lombardia (che definisce gli aiuti del governo addirittura dei «palliativi»). Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, considera «questi decreti come primi passi nell'aiuto, già molto parziale, alle imprese della zona rossa e al settore del turismo. Ma non dobbiamo dimenticare le attività in forte sofferenza nella zona gialla, al momento non sono previsti aiuti e nell'area metropolitana di Milano, a Lodi, Monza e Brianza registrano forti cali di fatturato nei settori dell'attrattività. Ci sono hotel che hanno avuto punte del 95% di disdette e solo il 10% di camere occupate, ristoranti e locali vuoti, anche se dopo due giorni è stato parzialmente limitato il coprifuoco dopo le 18. E il comparto del turismo non si limita ad alberghi e agenzie di viaggi. Le discoteche sono chiuse, i cinema sono chiusi. Penso anche agli ambulanti dei mercati, nel weekend hanno potuto lavorare solo i banchi alimentari. Tutto il mondo del commercio sta soffrendo e auspichiamo un graduale allentamento dei divieti, oltre che interventi concreti e incisivi dal governo. I danni erano già iniziati un mese fa, con la psicosi per il virus in Cina». Tutte le fiere ed fiere ed eventi sono stati cancellati o rinviati, compreso il Salone del Mobile che si terrà a giugno.

Il centrodestra è in campo. La capogruppo dei deputati di Forza Italia Mariastella Gelmini assicura che il partito «farà un grande lavoro in parlamento per riscrivere il decreto: imprese, lavoratori e partite Iva non possono essere dimenticati. In Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Liguria vengono generati la metà del Pil nazionale e del gettito fiscale. Le prime misure sono carenti e ignorano la zona rossa».

Per Paolo Grimoldi, deputato della Lega, è «l'ennesimo schiaffo alla Lombardia, la regione che paga più tasse nel momento del bisogno viene insultata dal decreto. É tutta zona rossa». Ora il premier Conte promette «un terzo decreto, una terapia d'urto per l'economia». Si vedrà.

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