«L'orchestra in Duomo omaggio a Milano capitale della musica»

Il direttore della Filarmonica della Scala sul concerto di domenica in piazza: «Che cornice...»

Luca Pavanel

«In un'epoca in cui ci si lamenta sempre, devo riconoscere che le cose sono diverse. Intanto Milano si sta distinguendo per due ragioni. La prima è che ha tre orchestre stabili, il che vuol dire, possedere un privilegio di offerte già in partenza. La seconda che la città può anche contare su una serie di associazioni musicali che propongono numerose e valide stagioni e festival, come Milano Musica. L'offerta musicale in questa metropoli ormai è ricchissima». Parole di Riccardo Chailly, quasi alla vigilia del «concertone» di piazza Duomo che domenica lo vedrà sul podio davanti alla Filarmonica della Scala dalle ore 21,30: in programma musiche scritte da Dvorak (Sinfonia «Dal Nuovo Mondo) e Rota (la Suite da «La Strada» ed estratti da «Prova d'orchestra»).

La Filarmonica in piazza Duomo a giugno: la possiamo segnare come una «festa comandata»?

«È la volontà dell'orchestra, a cui mi unisco, di fare un omaggio musicale a Milano, per dare possibilità di ascoltare musica a tutti, in una cornice che è assolutamente meravigliosa. Questo come succede in altri Paesi».

Cioè?

«Ho diretto un concerto all'anno in piazza nel periodo passato ad Amsterdam, con la Concertgebouw, sempre con lo stesso spirito. La stessa cosa è avvenuta a Lipsia insieme all'Orchestra Gewandhaus».

E riguardo al programma di domenica?

«Visto che quest'anno non abbiamo scelto un solista per dare a Filarmonica il ruolo centrale di protagonismo musicale, si è pensato a un'opera amata da tutti. La Sinfonia Dal Nuovo mondo di Dvorak è sicuramente ai primi posti».

C'è dell'altro...

«L'idea di eseguire brani di Nino Rota è partita dal 40esimo anniversario della sua morte. Lo celebriamo anche con l'uscita di un disco Decca dedicato alle musiche scritte per i film di Federico Fellini».

Facciamo un esempio?

«La strada, nel programma, fu una commissione della Scala nel 1976. Con una storica Gelsomina interpretata da una stellare Carla Fracci. È una pagina musicale bellissima che in venti minuti nella suite sinfonica racchiude tutti gli umori, gli stati d'animo possibili».

Qualche giorno fa ha pure affrontato le musiche di suo papà Luciano, noto compositore del Ventesimo secolo...

«La Missa Papa Pauli è un brano che ho visto nascere, per me ha un significato profondo non solo musicale, anche personale. È stato eseguito al Grande di Brescia per celebrare la canonizzazione di Paolo VI, e l'Orchestra e Coro della Scala lo hanno interpretato magnificamente».

Già, il Novecento italiano.

«Un periodo musicale importantissimo. Abbiamo grandi compositori, non dimentichiamo che di Maderna l'anno prossimo si celebrerà il centenario della nascita. A Lucerna dirigerò la Grande aulodia che è una delle sue partiture concepite per orchestra».

Ma si fa abbastanza per questi repertori?

«L'Italia potrebbe esprimersi di più sul '900 storico, su quello che è stato scritto in quegli anni con diversi tipi di linguaggio».

A proposito di percorsi, in quale punto della parabola si trova l'orchestra scaligera sotto la sua gestione?

«La fase del riconoscimento nazionale e internazionale. Il giorno prima di piazza Duomo siamo in Germania, al Festival di Baden Baden. Abbiamo richieste continue dalle città del mondo. Ed è bello continuamente verificare i livelli di stima verso un'orchestra che ormai è entrata nella rosa dei grandi complessi sinfonici europei».

Portate Milano, l'Italia nel mondo...

«Sì. E a proposito del discorso sul capoluogo lombardo e dell'offerta musicale, merita sicuramente menzione l'attività cresciuta in questi anni del Conservatorio Giuseppe Verdi; c'è una volontà di conduzione e di proposta con gli allievi, attraverso l'orchestra degli studenti che sta diventando un complesso sinfonico degno di nota. C'è un'ottima collaborazione anche con la Filarmonica in diverse iniziative, penso al coinvolgimento nel progetto Sound, Music! o alle prove aperte per gli studenti. Non dimentichiamo l'orchestra dell'Accademia della Scala, che è diventata un'importante realtà».

Infine il maestro Chailly e le sue prossime sfide...

«Per un direttore la sfida è ogni volta, la musica è molto complessa come arte. Inizio un ciclo Rachmaninov a Lucerna.

E ancora, alla Scala inaugureremo la prossima stagione operistica con Tosca di Puccini che non è mai stata rappresentata il 7 dicembre nella storia del Teatro. Sentiremo a Milano, per la prima volta, la versione del '900 che fu la Prima mondiale all'opera di Roma».

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