Al civico numero 2 di via Bernardo da Celentano, zona Crescenzago, una volta esisteva una piccola stanza senza finestre. Al suo interno si trovavano diversi macchinari: pedane per studiare l'appoggio del piede, divaricatori a pressione d'aria, frese di diversa grandezza, pompe idrauliche e scaffali stracolmi di scarponi da sci nuovi di zecca. Alle pareti erano appesi quadri e poster di un ciclismo ancora in bianco e nero, mentre l'unica forma di intrattenimento nelle ore di lavoro era un accompagnamento musicale anni '60 in sottofondo. Era il laboratorio di Mario Ottusi, 74 anni, che dagli addetti del settore è ancora conosciuto come il mago degli scarponi da sci, ma che più in generale rientra nella categoria degli artigiani di un tempo che oggi si contano sulle dita di una mano.
Le prime esperienze di Mario con le attività artigianali risalgono all'infanzia. «Non ho avuto possibilità di scegliere il mio lavoro racconta . Quando ero bambino e andavo a scuola in via Bottego, dopo le lezioni avevo 15 minuti di tempo per raggiungere il laboratorio di mio papà. Mangiavo qualcosa al volo, tiravo i raggi delle biciclette fino alle 11 di sera e poi, a piedi, tornavamo insieme a Crescenzago dove avevamo casa. Mi ricordo che per la stanchezza spesso picchiavo contro i lampioni che trovavo in strada». Ma la dura routine ha soltanto rinforzato quello che in realtà era un talento purissimo in ambito meccanico. A 14 anni, infatti, Ottusi inizia a cambiare tubolari per il pistard svizzero Hugo Koblet nei circuiti cittadini, mentre a 16 insieme al padre Giuseppe segue il suo primo Giro d'Italia come aiuto meccanico nella squadra dello scalatore lussemburghese Charly Gaul. Il quale, proprio quell'anno (era il 1956), grazie alla vittoria epica sotto la neve del Monte Bondone, portò a casa anche la maglia rosa finale. L'anno successivo, invece, Ottusi diventa primo meccanico sull'ammiraglia di Learco Guerra al Tour de France Tour poi vinto nel 1958 sempre con Gaul e inizia la sua esperienza nelle classiche in linea (6 i trionfi nella Parigi-Roubaix soprattutto con il belga Rik Van Looy).
Negli anni '60, tra i corridori, Ottusi è conosciuto per l'abilità con cui modifica le scarpette in base alle specificità del piede e quella con la quale elabora le selle in cuoio Brooks. Tuttavia, dopo vent'anni passati in carovana in giro per l'Europa, la famiglia chiama e la voglia di viaggiare cala.
Dal 1968 torna a Milano per aiutare la moglie Milena, e successivamente la figlia Barbara, nel negozio di articoli sportivi di via Padova gestito fino al 2005.
Ed è proprio qui che inizia la seconda vita artigianale di Ottusi, quella con gli scarponi da sci e con il Circo bianco. «La prima vera modifica di uno scarpone racconta è legata a un medico che per il male ai piedi faticava a sciare. Gli suggerii di fare un plantare anatomico e modificare lo scafo per ridurre il dolore. Avevo provato a proporre la stessa soluzione anche ad altre persone, ma lui è stato il primo ad avermi ascoltato. Quegli espedienti applicati allo sci e suggeriti dall'esperienza nel ciclismo, ai tempi sembravano infatti pura fantascienza».
Da quel momento in poi, però, grazie al passaparola ma soprattutto alla maestria del suo colpo di lima, Ottusi è diventato un marchio di precisione e garanzia conosciuto in tutto il mondo. E ancora oggi, infatti, appoggiandosi al laboratorio di Alessandro Conti di via Bottego, Ottusi continua a seguire alcuni dei suoi clienti storici.
Scafo, soletta, plantare, scarpetta e persino attacchi dei ganci: per realizzare quel pezzo unico che elimina i dolori ai piedi e permette una sciata «in punta di piedi», non c'è nulla che non venga modificato dalla mano chirurgica del «Marietto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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