Due gradini sembrano pochi a chi è in salute tonica, ma basta rompersi un piede per capire quanto sia barbaro anche il «saltino» del marciapiedi. Due gradini: sono l'entrata della nuova Upim in corso Buenos Aires che ha aperto da una decina di giorni sulla via dello shopping più popolare e popoloso della città, eppure per una mamma col passeggino sono stati duri ieri mattina verso le 13, perché ha dovuto prendere in braccio passeggino e neonato.
Ma che ci fanno quei due gradini? Dov'è lo scivolo per chi deve entrare senza impedimenti? «Abbiamo lottato con il Comune per mesi, ma per ora non ci è ancora stato consentito di mettere la pedana per salire senza fare scalini» dice il giovane direttore del mega store, Federico Zaros. E non sono pochi i clienti che si lamentano, anche perché è doveroso notare come la maggioranza dei negozi di corso Buenos Aires sia a terra, ovvero non abbia alcun gradino per entrare.
«La questione non è finita. Noi andiamo avanti con la nostra protesta con l'amministrazione, perché il fatto d'avere una barriera architettonica nuoce al negozio. Non è né una bella immagine, né una struttura pratica che invita tutti ad entrare, come vorremmo» ribadisce Federico Zaros. Ma... Ma quando si tratta di centro storico si sa che i vincoli burocratici sono terribili da sorpassare, in pratica sono le vere barriere archittettoniche della mente, che non cadono neppure davanti all'evidenza. Che Milano sia una città poco delicata nei confronti delle persone che hanno una disabilità è un tema emerso durante la preparazione dell'Esposizione Universale, tanto che si era parlato di un'Expo delle barriere. A denunciarlo era stata la Ledha, la Lega per i diritti delle persone disabili, nella figura del suo presidente, Franco Bompezzi, che sottolineò come ci fosse ancora molto da fare sul fronte dell'accessibilità per alberghi e strutture meneghine. In effetti non sono state poche le scene di scontento da parte dei turisti alla fermata della metrò rossa a Porta Venezia, ad esempio, per la mancanza di un ascensore, cosa a cui proprio in questi giorni si sta rimediando, visto che stanno installando una poltrona scorrevole sul corrimano delle scale.
Eppure c'è sempre la buccia di banana su cui il Comune va a gambe all'aria. L'Upim apre con un negozio interamente restaurato e ci sono ancora quei due gradini di metallo, esattamente come vedevamo negli anni passati, ma molto passati. «Uno scivolo è lungo 3 metri e 20 centimetri, una misura eccessiva secondo il Comune di Milano su un corso molto frequentato come Buenos Aires» riprende ancora Federico Zaros.
E ribadisce Alfonso Cinque, dirigente di un altro store Upim milanese: «La gente non ha idea di che cosa significhi aprire un negozio. Non si può fare nulla. Non si possono mettere le insegne superiori a una certa dimensione, non si può, non si può, non si può. Questo ti senti dire dall'amministrazione».
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