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Macao-Fabbrica del Vapore, i due pesi del Comune

Palazzo Marino sfratta i regolari di Procaccini ma non sgombera gli abusivi

Maria SorbiE ancora una volta il Comune usa due pesi e due misure. Da un lato gli artistoidi di Macao, abusivi e mai sfrattati. Dall'altro gli artisti della Fabbrica del vapore, regolari e con ordine di sfratto. Le associazioni e i laboratori che operano nella sede di via Procaccini dovranno lasciare l'area entro il 28 febbraio, non un giorno dopo. Scadono infatti le concessioni temporanee e il Comune intende indire un nuovo bando (a cui non è chiaro se possono partecipare anche gli attuali gestori degli spazi). Ben diversa la situazione nella sede dell'ex Macello di via Molise, di proprietà di Sogemi, dove gli irregolari di Macao risiedono in pianta stabile e senza uno straccio di permesso dal giugno 2012. Prima di Natale - cosa mai accaduta prima in quasi quattro anni - il gruppo ha anche ricevuto un avviso di sgombero. Che però si è tradotto, guarda un po', in un nulla di fatto. «Ci è stato chiesto di prepararci ad andare via» avevano lanciato l'allarme su Facebook gli attivisti del movimento. Ma in realtà le attività sono continuate come se nulla fossa. E nessuno si è presentato a ordinare di liberare l'area. Tanto che si parla di ristrutturazione e di grandi lavori nella sede. A riorganizzare la residenza di Macao contribuiranno anche gli studenti e i docenti dell'università di Sheffield (Regno unito) e il Dirty Art Department del Sandberg Institute di Amsterdam. Alla faccia delle regole, dei bandi, dei permessi. Ma a chi contesta a quelli di Macao: «Siete nell'illegalità», loro rispondono: «Sì, ma siamo legittimi». E allora eccoli gli abusivi che si permettono perfino di lanciare una sfida ai candidati sindaco alle primarie: «A partire dalla nostra opposizione alla dichiarazione dell'ex ministro della Cultura Lorenzo Ornaghi, («Nessuna cultura nasce dall'illegalità»), sfidiamo chi si candida a governare Milano a confrontarsi con un altro immaginario di città, e con le pratiche che l'attraversano. Bandi, appalti e spazi abbandonati vs rigenerazione urbana e autogestione. Mercato culturale vs produzione culturale dal basso». Come a sostenere che non è più epoca di bandi e appalti ma che è il momento di sdoganare le occupazioni, soprattutto quando ridanno vita a spazi inutilizzati. Vallo a spiegare alle associazioni che stanno preparando gli scatoloni alla Fabbrica del vapore. Ad oggi i laboratori insediati in via Procaccini producono complessivamente oltre tre milioni di euro di fatturato, e coinvolgono oltre cento dipendenti, associati e collaboratori. Ogni anno, grazie all'attività dei Laboratori si tengono decine di eventi per la cittadinanza: mostre gratuite, spettacoli, concerti, vengono organizzati corsi e workshop, festival e rassegne cinematografiche o performative e sono a disposizione gratuita del pubblico archivi specialistici tradizionali o audiovisivi. «Siamo sconcertati - ammette il consigliere Alan Rizzi, Forza Italia, che tenne a battesimo l'area dei giovani - In questo modo si gettano al vento anni di attività e di proposte culturali». E soprattutto si getta al vento il concetto che lavorare nella legalità paga.

«In tutti questi anni - denunciano le associazioni della Fabbrica - non è mai stato costituito un ente gestore, non sono state fornite indicazioni né reinvestiti budget, mentre le associazioni residenti pagano oltre 200mila euro di canoni di concessioni all'anno». Ora le concessioni scadono, tutti a casa.

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