«C'è tanta mafia ma anche tanta antimafia». Alla fine Nando Dalla Chiesa offre questa constatazione per raddolcire un quadro che altrimenti apparrebbe sconsolante: quello di una Milano dove il crimine organizzato spadroneggia in quasi tutti i settori della vita economica, e impone le sue regole con i soldi, l'intimidazione e la violenza. Dove le leggi che dovrebbero garantire la trasparenza sono un miscuglio di burocrazia e di chiacchiere, e dove mancano uomini e mezzi per controllare davvero cosa accade. E persino le commissioni che assegnano gli appalti sono inquinate dal crimine organizzato, mentre pressioni politiche e sindacali piazzano gli uomini cari ai clan persino nelle squadre delle forze dell'odine incaricate dei controlli.
Insomma, un quadro fosco quello che la commissione di quattro saggi voluta dal sindaco Pisapia per affiancarlo sul fronte dell'antimafia traccia nella sua prima relazione semestrale, centoundici pagine fitte di dati e riflessioni ma anche di proposte concrete. Per la prima volta, una amministrazione comunale di Milano ammette che la città è penetrata in profondità dal crimine organizzato. Certo, come ricorda Dalla Chiesa, sull'altro piatto della bilancia c'è una coscienza cittadina che non è spenta, che si batte per la legalità, che fa assemblee nelle scuole, che si mobilita quando la prepotenza dei criminali si spinge fino a devastare i centri sportivi sottratti al loro controllo, come accadde in via Iseo. Ma ci vuole ben altro per reggere lo scontro con lo sbarco mafioso, iniziato ben prima dell'Expo e destinato a non esaurirsi con essa.
Insieme a Dalla Chiesa hanno lavorato al rapporto gli altri consulenti del sindaco: l'avvocato Umberto Ambrosoli, l'ex magistrato Giuliano Turone, l'architetto Luca Beltrami Gadola. Per la prima volta hanno catalogato fenomeni che finora non venivano raccolti in nessuna banca dati, come gli incendi dolosi a negozi, attività commerciali, persino automobili, considerandoli - non a torto - uno dei sintomi più palesi di attività criminali più gravi. Hanno raccolto in una mappa cittadina l'elenco dei beni sequestrati nel corso delle indagini giudiziarie (scoprendo che la concentrazione maggiore è a nordest, tra viale Padova e viale Fulvio Testi). Il comitato ha scavato sull'Ortomercato, scoprendo che man mano che la penetrazione dei clan sui mercati generali si faceva più pesante, i controlli si allentavano: via la polizia, via i vigili urbani (perché, pare, non si trovano «ghisa» disposti a lavorare di notte).
Ma soprattutto su due fronti si sono concentrate le attenzioni del comitato. Giuliano Turone ha analizzato le modalità con cui le organizzazioni criminali si infiltrano negli appalti, e le norme che dovrebbero impedirlo: conclusione impietosa. «l'articolo 118 ha agevolato e agevola attualmente le infiltrazioni mafiose nei cantieri delle opere pubbliche». Mentre Umberto Ambrosoli ha scoperto che, a differenza del resto d'Italia, qui c'è un affare che fa più gola del mattone ai capitali sporchi: i locali pubblici, gli alberghi, i ristoranti, il commercio.
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