Paola Fucilieri
Aveva bisogno della liquidazione per fare la Hijra (per emigrare, ndr) Hossameldin (Hossam) Antar, il cassintegrato egiziano di 42 anni fermato giovedì mattina dal Ros di Genova a casa sua, a Cassano d'Adda, nel Milanese. Insieme a lui, nell'operazione Taqiyya, i militari hanno catturato anche il fratello più giovane, un pizzaiolo 36enne, Moustapha Hakim Antar, che abitava e lavorava a Finale Ligure (Savona)e Tarek Sacher, un algerino fermato al Cie di Torino mentre era in attesa di asilo politico chiesto un anno fa.
Nelle carte dell'inchiesta anche Hossam - che, da quanto è emerso dalle indagini, dal suo appartamento di Cassano svolgeva il ruolo d'istradatore e uomo di fiducia, che «garantiva» per coloro che volevano a ogni costo partire per raggiungere Daesh (l'Isis) e combattere - desiderava andare in Siria. In Italia, come racconta a un amico. In una conversazione in chat l'8 maggio scorso si sfoga lamentandosi di avere poco margine di movimento in quanto musulmano.
«(...) Giuro fratello avendo la barba non saprei nemmeno dove andare se non ci fossero con me i bambini».
Per un po', infatti, Hossam ha vissuto a Cassano d'Adda con i suoi due figli, mentre la moglie è rimasta in Egitto.
L'amico gli chiede per quando ha organizzato la Hijra, il suo viaggio, ma Hossan gli risponde molto chiaramente «Dovrei prendere dei soldi, la ditta per la quale lavoravo è fallita e dovrebbe liquidarmi più di trentamila euro(...) Non voglio lasciare i miei soldi a quegli infedeli».
L'amico gli risponde da vero fanatico religioso esortando Hossam ad andare a combattere, a fare la jihad.
«Fratello mio, dice a Hossam - io sto per partire, per andare a vivere sotto l'ombra della Khilafa (Califfato, ndr) anche se questo dovesse comportare che
io resti senza mangiare e bere. (...) Non occupare la tua mente con i soldi. Un giorno sotto la Khilafa equivale a tutto il il denaro della vita eterna. Incarica qualcuno che segue la pratica ed esci per la tua religione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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