Ci sono storie di sport che troppo spesso non fanno notizia o, comunque, non riescono a raccontare fino in fondo gli atleti, uomini e donne, per quello che realmente sono e rappresentano, cioè campioni nell'agonismo ma anche nella vita. Stefano Maiocchi, classe 1967, milanese, due figlie di 23 e 17 anni, è uno di loro. Pratica judo dal 1976 ed è cintura nera sesto dan. Il 25 novembre, in Belgio con la squadra italiana, Maiocchi ha vinto il campionato del mondo Wibk-Judo nella categoria Master M5, -73 chili. Termini che a molti non diranno nulla o quasi, ma che è necessario e doveroso specificare, soprattutto quando non si sta parlando della «solita» squadra di calcio o di ciclismo, bensì di uno dei cosiddetti sport già penalizzati solo dal fatto di essere definiti «minori».
«Subito dopo la consegna della medaglia d'oro - spiega il campione iridato - è cominciato l'inno di Mameli e, sarà banale, ma mi sono commosso. Lo stesso è accaduto all'ingresso dei bambini- porta bandiere delle varie delegazioni nazionali. Sono così fiero di vestire i colori dell'Italia».
No, non è banale per niente. Basta dare un'occhiata al suo curriculum, sul sito www.stefanomaiocchi.it per cominciare a comprendere - tra i numerosi traguardi agonistici e le specializzazioni - quanto amore e dedizione hanno portato il nostro judoka a continuare senza sosta a specializzarsi, a imparare. E anche a insegnare, in quanto «fighter professionista», oltre al judo, altre arti marziali come il kraw maga e discipline di difesa personale.
Parlando solo del passato più recente, lo scorso mese a Genova il nostro judoka è stato insignito del premio «Pierre De Coubertin», una medaglia «alla sportività» che viene assegnata dal 1963, su imput del Cio (Comitato olimpico europeo) dal Cifp (Comitato internazionale per il fair play) a quegli atleti che dimostrano uno spirito di vera sportività; prima ancora, a marzo, durante gli Europei di judo tenutisi a Coppet in Svizzera, Maiocchi era arrivato secondo.
A Milano il «maestro» Stefano, come lo chiamano i suoi allievi (che lo adorano) si allena nella sua palestra la «Wfc training» di via Grandi 3, a Robbiano di Mediglia, dedicata alle arti marziali e agli sport da combattimento, quindi ha un amico che gli fa da preparatore atletico.
«Le arti marziali meriterebbero più visibilità e più spazio - conclude Maiocchi, che ha lavorato come bodyguard in ambasciate estere e ora è direttore operativo di una società che si occupa di sicurezza e sistemi di difesa personali -.
Sono in tanti purtroppo a non sapere che il judo, secondo le filosofie orientali che lo ispirarono, mirava a creare persone che riuscissero a integrarsi con le altre attraverso la migliore gestione possibile dell'energia fisica secondo i valori di umiltà e coraggio».
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