Chiara Campo
L'ex assessore al Welfare Pierfracesco Majorino aveva fatto l'ultimo sopralluogo in via Corelli, da neo eurodeputato del Pd, lo scorso 8 agosto, per ribadire forte e chiaro che «il Cpr non s'ha da fare», ribadendo che «oggi al Viminale c'è Matteo Salvini ma proseguirò la battaglia contro il Centro per i rimpatri anche se in futuro cambiasse ministro». Erano i giorni in cui scricchiolava l'asse Lega-M5S e si cominciava a parlare di voto anticipato. É stato di parola. Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, ex prefetto di Milano, due giorni fa è tornata a Palazzo Diotti per partecipare al suo primo Comitato per l'ordine e la sicurezza in veste diversa, e ha dichiarato che sul Cpr che ospiterà circa 140 immigranti da rimpatriare nei Paesi d'origine indietro non si torna: «Abbiamo fatto gare e procedure per avere un Centro di permanenza per i rimpatri e le procedure si stanno concludendo, credo che la linea sia quella e si procederà nei termini». Avanti con la linea Salvini. E schiaffo alla sinistra che con i dem al governo sperava nel dietrofront. «Il ministro Lamorgese ha annunciato che l'ex Cie di via Corelli torna ad essere un Cpr. Il tutto - contesta Majorino su Facebook - senza che si rivedano minimamente le regole riguardanti l'utilizzo dei Centri stessi. Così diventerà un carcere temporaneo per immigrati (destinati in assenza di una vera rivisitazione degli strumenti in atto a rimanere mesi dentro quei luoghi) del nord Italia. Il consiglio comunale di Milano ha molto chiaramente detto il contrario. Chiedendo che quell'area venisse utilizzata per dare un tetto a chi non ce l'ha. Il fatto che il ministro ignori totalmente l'opinione del consiglio comunale è un pessimo segnale».
Hanno creato qualche imbarazzo a sinistra anche i toni «salviniani» usati dal sindaco Beppe Sala sui rimpatri: «Milano quest'anno ha rimpatriato mille immigrati clandestini sui 4.300 totali, non mi risulta che un tasso del genere ci sia in altre città italiane». Un record.
Ma ieri ha recuperato subito chiedendo «più coraggio» sulla cittadinanza agli stranieri, «sul tema dello ius culturae non dobbiamo mollare. Avere coraggio non vuol dire essere incoscienti, perché poi i voti si deve contarli, ma su alcune battaglie bisogna andare avanti e dire la verità, urlandola ogni giorno e io mi batterò da Milano».
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