La «'ndrina» aveva spedito Giovanni Ficara, uno dei suoi uomini di spicco, a Milano per gettare una «testa di ponte» da cui dare l'assalto agli appalti milionari di Expo 2015. Un progetto sfumato quando Carabinieri e Guardia di finanza al termine di una lunga indagine avevano arrestato 33 persone e sequestrato beni per 60 milioni. Alla retata era sfuggito il cugino di Giovanni, Giuseppe «Pino» Ficara, 47 anni, che ieri si è consegnato agli investigatori.
La cosca reggina era stata sgominata dalle indagini incrociate che aveva messo a fuoco gli interessi criminali in Calabria. Ma anche i tentativi di estendere i suoi tentacoli al nord per cercare di entrare negli appalti per la Grande esposizione universale del 2015. Per questo il capo della famiglia Ficara-Latella, Giovanni, aveva spostato i suoi interessi in città. Qui il criminale aveva acquisito quote di alcune aziende in difficoltà, alle quali aveva fatto avere prestiti agevolati. E per far affluire denaro a queste società in difficoltà aveva costituito a Reggio una apposita società finanziaria, con filiali a Milano. E questo al solo fine di costituire un terminale lecito per gli interessi della cosca in Lombardia.
Nel marzo del 2011 però Carabinieri e Guardia di finanza sgominarono la cosca, che si rivelò una delle più pericolose e agguerrite nel già inquietante panorama della 'ndrangheta calabrese. Il clan infatti arrivò a minacciare il «cuore dello Stato», quando nel corso della visita di Giorgio Napolitano, fece trovare un'auto piena d'armi lungo il percorso presidenziale. Le indagini permisero di scoprire come i Ficara-Latella controllassero la maggior parte degli appalti attraverso società riconducibili ai suoi affiliati. Tra questi la realizzazione del Centro globale di revisione della Motorizzazione civile di Reggio Calabria. Una gara a cui furono invitate cinque ditte di cui quattro controllate direttamente dai Ficara e una sicuramente non interessata alla commessa.
Nell'ambito dell'operazione denominata «Reggio Sud» gli investigatori arrestarono 33 persone e sequestrarono 21 imprese, sei terreni, vari fabbricati e consistenti somme di denaro depositate su conti correnti per un totale di circa 60 milioni. All'arresto sfuggì Giuseppe Ficara che ieri ha però deciso di costituirsi.
In manette il boss che «puntava» l'Expo
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