(...) A Milano l'endorsement di Giuliano Pisapia su Nichi Vendola, a due giorni da voto, ha spostato preferenze in città (si vede soprattutto in zona 1) a scapito dei due leader del Pd. Il candidato di Sel qui sfiora il 20%, una delle migliori performance nella regione. Bersani invece non sfonda il 50% neanche a Sesto San Giovanni. «Questa partecipazione dimostra che la politica non è morta» afferma in tarda serata il sindaco.
Soliti mugugni per le code. Tra i «vip» in fila al seggio di corso Garibaldi: De Benedetti, Francesco Profumo, Giorgio Galli. In piazza Giovanni XXIII a Milano se la prendono anche con il senatore Pd Pietro Ichino che arriva spingendo la mamma in carrozzella, salta la lunga fila ma i più anziani non gradiscono e si fanno sentire. Arriva alle 11 passate in largo Corsia dei Servi e aspetta una ventina di minuti a causa dell'alta affluenza Bruno Tabacci, l'unico candidato premier milanese. «Una partecipazione molto alta, la gente si è riavvicinata alla politica, è già una vittoria» commenta. Ma neanche in Comune pensavano che l'assessore al Bilancio potesse avere qualche chance. É corsa contro il tempo per sbrigare le pratiche formali che gli contestano di tornare in possesso delle deleghe (che aveva restituito al sindaco un mese fa) entro le 14.30 di oggi, per presentarsi alla Commissione Bilancio. Il Pdl aveva criticato lo «stand by» di Tabacci in un momento delicato per i conti .
Il sindaco si è recato al seggio di via Orti intorno alle 12. Prima, ha chiuso la due giorni del Movimento Milano Civica, nato nel 2011 nel popolo arancione e ora ricompattato per sostenere la corsa di Ambrosoli per la Regione. L'avvocato viene accolto da una standing ovation. Pentito di aver accettato la sfida? «Pentito di non aver detto subito di sì» ammette dopo che alla prima chiamata aveva snobbato anche le insistenze del sindaco e dei colonnelli del Pd. In sala ai Chiostri dell'Umanitaria ci sono Gerardo D'Ambrosio, l'assessore Franco D'Alfonso già ideologo degli «arancioni» per Pisapia, don Gino Rigoldi. Fuori, l'ex assessore socialista della giunta Tognoli, Mario Artali, si prende qualche merito nella candidatura fortemente voluta dagli ex monarchici, come lui e Lodovico Isolabella (penalista e collega di studio di Ambrosoli Jr) che con il papà Giorgio militarono nell'Unione monarchica italiana. Anche se quel «Re Umberto» con cui viene battezzato l'avvocato imbarazza non poco Sel e la sinistra radicale. E forse non sbaglia la sfidante Alessandra Kustermann a ironizzare sulle firme raccolte per la candidatura: lei ne ha consegnate 4.944 già il 17 novembre «e raccolte tutte con le forze della società civile», cioè senza i partiti. Ambrosoli, che ha alle spalle la corazzata Pd, è arrivato sabato a 5.500 e ieri sera a 7.855, « forse neanche i partiti di sinistra hanno firmato visti i risultati». Scontro anche sul sostegno alla scuola privata («prima il pubblico»). Il terzo uomo - Andrea Di Stefano (4.593 firme) - ha presentato la campagna alla Cascina Cuccagna, brunch col candidato a 25 euro.
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