Manzoni, 40 anni di teatro sulle orme dei grandi maestri

Passerella di attori e registi per il premio Foscale Berlusconi: "Così salvai la sala che stava per chiudere"

Manzoni, 40 anni di teatro sulle orme dei grandi maestri

Per costruire il futuro, suggerisce un vecchio detto, bisogna imparare dal passato. E una lezione utile, in questi tempi cupi, è arrivata nell'occasione ludica dei quarant'anni del Teatro Manzoni gestione Fininvest, festa che ha coinciso con l'assegnazione della prima edizione del premio Foscale a registi e attori che hanno calcato lo storico palcoscenico milanese. Oltre agli artisti, in platea tanti personaggi e vip, dal leader di Forza Italia Silvio Berlusconi a Fedele Confalonieri, da Gianni Letta a Paolo Berlusconi, fino all'Ad di Fininvest e presidente del Manzoni Danilo Pellegrino. A rievocare il mezzo secolo trascorso, ma anche i tempi precedenti che risalgono addirittura al 1870, è stato un documentario proiettato prima della cerimonia: un collage di camei sulla storia della sala milanese dove hanno calcato le scene maestri come Franco Zeffirelli, Vittorio Gassman, Eduardo De Filippo, Giorgio Albertazzi, Carlo Giuffrè, Gigi Proietti, Mariangela Melato. Ma non meno istruttiva è «l'altra storia» del teatro, quella cominciata nel 1978 e raccontata sul palco da Silvio Berlusconi, allora giovane imprenditore, allorché decise di salvare il teatro ormai destinato alla chiusura e alla trasformazione in supermercato. Qualcun altro, solo dieci anni fa, fu quasi ringraziato dalla sinistra per la trasformazione di un altro storico teatro milanese in un tempio del food italiano. E nel mare di volgarità e analfabetismo in cui sta naviga la politica (compreso il letargo della cosiddetta borghesia illuminata) la salvaguardia dei teatri pare davvero storia d'altri tempi. Eppure.

«A quei tempi mi occupavo di tutt'altro, ma mi parve del tutto naturale mettermi in gioco per salvare dalla chiusura un teatro simbolo della cultura milanese e intitolato al più grande letterato italiano, Alessandro Manzoni, emblema del miglior pensiero cattolico-liberale», ha ricordato Berlusconi, il suo grande amore per il teatro era scoccato fin dai tempi in cui, da studente, presenziava la platea come capo-claque. «Da milanese non potevo accettare che un secolo di storia fosse cancellato e allora acquistai quel teatro ricostruito dopo i bombardamenti della Seconda Guerra, in cui avevano già recitato i più grandi, da Eleonora Duse in poi. Lo presi e ne affidai la gestione a Luigi Foscale». E, alla scomparsa di quest'ultimo, alla moglie Walda che lo ha diretto fino alla fine. All'appassionata coppia è intitolato il premio che è stato consegnato ai personaggi che nei 40 anni di gestione Fininvest hanno compiuto passi importanti della loro carriera proprio sul palcoscenico del Manzoni. A cominciare da Franco Zeffirelli, il regista italiano più famoso nel mondo e amico fraterno di Berlusconi, che inaugurò il redivivo teatro con uno spettacolo-kolossal rimasto agli annali. Ovvero la «Maria Stuarda» del 1978 magistralmente interpretata da due regine del teatro, Valentina Cortese e Rossella Falk. A Zeffirelli, ieri assente per ragioni di salute, il premio alla carriera. «Fu un evento memorabile - ricorda Berlusconi - in cui Zeffirelli mostrò tutte le sue straordinarie doti di regista, scenografo, disegnatore e costumista». Dopo di lui, il teatro oggi diretto da Alessandro Arnone ha ospitato registi e attori rimasti legati a doppio filo a questo palco. Come Michele Placido, Gabriele Lavia, Sergio Rubini, Margherita Buy, Vincenzo Salemme, Luca Barbareschi, Massimo Dapporto, Massimo Ghini. E ieri tanta emozione ha contraddistinto l'assegnazione dei premi affidata alla coppia Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia. A ritirarli sul palco sono stati Luca Barbareschi, Ettore Bassi, Debora Caprioglio, Anna Galiena, Massimo Ghini, Gianluca Guidi, Gianfranco Jannuzzo, Maria Amelia Monti, Chiara Noschese, Angelo Pintus, Michele Placido, Corrado Tedeschi.

Ognuno di loro, oltre a sottolineare i momenti che hanno legato la loro carriera al Manzoni, ha voluto ricordare con affetto il rapporto umano e professionale con le due anime storiche del teatro, i coniugi Foscale appunto. Con un finale di grande lirismo, quando Placido ha recitato quel Quinto Canto della Divina Commedia che tante volte gli chiedeva di ascoltare la signora Walda. «E che forse, da lassù, avrà ascoltato anche stasera».

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