«La fatica esiste, eccome se esiste. Ma se uno fa queste cose per pura passione alla fine non la sente...». Nico Valsesia 47 anni, maestro di sci, runner, trailer, ciclista, protagonista nel corso degli anni una lunga serie di imprese estreme di tutti i tipi ha costruito la sua fama proprio sul questo motto: «la fatica non esiste...». Ci ha anche scritto un libro per la Mondadori. E siccome la fatica non esiste tra le sue avventure ci sono cinque partecipazioni alla corsa ciclistica più dura al mondo la Race Across America, 4800 chilometri dal Pacifico all'Atlantico attraversando gli Stati uniti senza mai fermarsi, C'è la prima traversata di corsa l'immensa distesa del Salar de Uyuni, in Bolivia, a 3600 metri di quota e ci sono tutta una serie di scalate che lo hanno portato sempre partendo dal mare prima sul Monte Bianco, poi sulla vetta più alta delle Americhe, l'Aconcagua, per il record mondiale di massimo dislivello positivo da zero a 6963 metri, poi sul monte Elbrus e sul Kilimangiaro. Ora riparte. «Vado da Genova in bici fino a Gressoney e poi con gli sci e le pelli fino sul Monte Rosa- spiega- No, non cerco nessun record . In tanti mi hanno chiesto perché proprio sul Rosa. È da qualche giorno che ci penso, e alla fine mi sono reso conto che non potevo che partire da lì per una serie di motivi: perchè è il mio personale omaggio alla montagna che vedo colorarsi di rosa ogni mattina all'alba e ogni sera al tramonto e perchè è il culmine della valle dalla quale prendo il cognome, è la palestra all'aperto vicino a casa dove mi piace rifugiarmi e allenarmi...». Come sempre a sostenerlo nell'impresa un team di amici di cui fa parte anche Giovanni Storti che da anni lo segue con il fondamentale ruolo di «motivatore speciale» in tutte le sue avventure: «Questa volta però non ci sarà- racconta Valsesia- perchè aveva promesso di partecipare ad una gara nel Monferrato e quindi andrà là. Ma un po' ci sarà lo stesso perchè tutte le mie avventure sono spedizioni di un gruppo di amici che mi sostengono, raccontano, filmano e documentano...». Valsesia partirà dal mare la sera di sabato 7 aprile e dopo 240 chilometri raggiungerà in bici la valle di Alagna domenica mattina. Da qui comincerà la salita pedalando fino a 1400 metri dove inizierà scalata con sci da alpinismo fino alla vetta per raggiungere i 4554 metri finali. «L'ultimo tratto è un muro ghiacciato- spiega - quindi bisognerà salire con i ramponi. Non sarò solo, ma con un mio amico in cordata che si è offerto di accompagnarmi. Perchè lo faccio? Una risposta secca non c'è. Perchè fare fatica da solo mi fa stare bene, mi aiuta a trovare risposte a tutti i dubbi che ho, a gestire l'adoelscenza dei miei tre figli e perchè alla fine mi diverto...». Talmente tanto che l'anno prosssimo il sogno è di partire per tentare la conquista dell'Everest facendo la «cavia» al progetto «From zero to», una ricerca scientifica condotta dal dottor Luca Vismara sulle fisiopatologie legate all'alta quota.
«Nico Valsesia è un atleta bizzaro- commenta l'amico di sempre Giovanni Storti- E quando penso a lui mi viene in mente quel che Manzoni scrisse di Napoleone: Dall'Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno».
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