«Io faccio i fatti. Gli altri chiacchierano e poi vengono presi con le mani nella marmellata» dice il candidato del centrodestra Roberto Maroni. Un attacco diretto al montiano Gabriele Albertini, dopo l'inchiesta sulle presunte firme false aperta dalla procura di Cremona. L'ipotesi di reato è «falso in atto pubblico materiale e ideologico» e sotto osservazione sono una trentina di firme uguali nella Lista Monti e nella Lista Albertini (il Movimento Lombardia civica). Il sospetto è che siano state copiate. Maroni parla di chiacchiere sulla moralità a cui contrapporre fatti: «La mia storia è lì a dimostrare che se c'è bisogno di onestà e trasparenza io sono in grado di garantirle».
«Caccerò chi ha sbagliato» assicura l'ex sindaco, che si ritrova nella scomoda posizione politica di doversi difendere alla vigilia delle elezioni regionali. E in base al principio militare che la miglior difesa è l'attacco, ricorda la vicenda Belsito, il leghista indagato per rapporti con la 'ndrangheta: «Non accetto lezioni da Maroni, lui dov'era? su Marte?». Poi è lo stesso Albertini a ricordare l'operazione pulizia lanciata dentro la Lega Nord da Maroni.
La relazione della Corte dei Conti in Lombardia accende i riflettori sul tema della corruzione, definita più corrosiva che ai tempi di tangentopoli. «Penso che la Corte dei Conti si riferisse anche al sistema Sesto e a Penati». Rivendica il proprio operato da ministro dell'Interno: «Io ho combattuto la mafia, la 'ndrangheta e la camorra, sono la garanzia che con me al governo queste cose non succederanno più. Avrò tolleranza zero».
Il candidato presidente della Regione parla anche dei progetti sulla futura giunta. Maroni promette che sarà composta per la metà da donne e dice anche di avere in mente almeno tre vicepresidenti adatti all'incarico. Ma, a parte il canoista Antonio Rossi, non fa nomi. Si lancia però in un identikit: «In una scola da uno a dieci, l'appartenenza politica vale zero e il merito dieci». Persone estranee ai partiti? «Non necessariamente estranee ai partiti: quel che conta è se hai capacità e sei la persona giusta. Non ti prendo se hai la tessera. Voglio persone capaci, competenti e possibilmente giovani».
Maroni, nell'ultimo giorno di campagna elettorale, ha promesso aiuti e tutele legislative ai genitori separati. «In Lombardia sono tanti - spiega durante una conferenza stampa il candidato del centrodestra - e la questione non riguarda solo il rapporto fra loro ma anche coi figli. Anche da questo punto di vista, vogliamo creare un sistema di eccellenza in Lombardia, soprattutto per alleviare le sofferenze dei bambini». Se verrà eletto, Maroni si è impegnato a garantire nel suo primo anno di mandato 5 milioni di euro (ovvero 400 euro al mese a testa) per aiutare 1.000 padri e madri separati.
Ricorda che nel programma c'è ampio spazio per la famiglia: «Vogliamo potenziare il fattore famiglia così da aiutare le famiglie numerose, che hanno molti figli». E insiste sugli interventi forti a favore delle imprese, dalla defiscalizzazione agli incentivi: «Sono tutti provvedimenti indispensabili per dare lavoro ai giovani, che è un obiettivo prioritario».
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