«Voglio una Lombardia a burocrazia zero». A prometterlo il governatore Roberto Maroni intervenendo ieri con il ministro Maurizio Lupi al convegno L'Italia del futuro: le reti che connettono il Paese, organizzato dalla fondazione Italianieuropei di cui è presidente Massimo D'Alema. «La burocrazia - ha detto Maroni - è una componente che disincentiva gli investimenti. Io, invece, li voglio attrarre in Lombardia, voglio farla diventare una Silicon Valley. Per questo abbiamo adottato misure come l'eliminazione dell'Irap per i giovani che aprano imprese innovative». E tra le misure da sperimentare in Lombardia, Maroni ha annunciato proprio le zone a burocrazia zero. «Soprattutto al confine con il Canton Ticino, dove c'è un sistema fiscale che premia i territori e un sistema burocratico che premia la rapidità. Io voglio competere con loro e mi assumerò la responsabilità di dare io le autorizzazioni, ribaltando il principio secondo cui tu (privato) vieni a chiedermi l'autorizzazione e io (pubblico), prima di darti questa autorizzazione ti chiedo un quintale di carte. Ecco, io voglio ribaltare, dicendo: tu sei un privato che vuole investire qui in Lombardia, bene, io come pubblico mi fido. Poi, però, controllo e verifico».
E per quanto riguarda la battaglia della Lega contro le leggi che strangolano Comuni ed enti locali, anche ieri Maroni ha approfittato dell'incontro per mandare un altro messaggio al governo Letta. Dicendo, ed è la prima volta, che l'unica possibilità di un appoggio del Carroccio potrebbe eventualmente passare per la decisione di «abolire il Patto di stabilità per i Comuni». Ricordando che «c'è stata una riunione dei sindaci che hanno minacciato le dimissioni. I Comuni lombardi hanno a disposizioni 6 miliardi di euro che non possono spendere. Cancellate il patto di stabilità e ci pensiamo».
In mattinata, invece, Maroni insieme aveva organizzato un incontro tra l'assessore al Lavoro Valentina Aprea, il sottosegretario Maurizio Martina e le rappresentanze sindacali di Micron e STMicroelectronics «per sottoporre al governo le preoccupazioni del sindacato sul rischio di una possibile riduzione degli investimenti degli impianti in Brianza a favore della Francia o di altre regioni, penalizzando la Silicon Valley lombarda e le imprese ad alto contenuto tecnologico».
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