Maroni: «La Lega col Cavaliere sale al Pirellone»

Se il termometro per i mal di pancia del Carroccio è Radio Padania, il patto dell'altra notte tra Roberto Maroni e Silvio Berlusconi non sembra aver terremotato le certezze del popolo leghista. «Va bene duri e puri - diceva ieri un ascoltatore -, ma non siamo cretini. Lasciare la Lombardia a Monti e Bersani, significa farci massacrare di tasse». Qualcuno è più critico: «Io mi turo il naso, ma è l'ultima volta». C'è anche chi grida alla porcata. «Ci penso io a spiegare ai militanti questo accordo», ha detto ieri Maroni alla conferenza stampa convocata in via Bellerio per annunciare che sarà lui il candidato governatore di Lega e Pdl. Matrimonio che trascina con sé anche quello alle elezioni politiche («perché per la Lega la Lombardia viene prima di Roma»), con Berlusconi leader della coalizione di centrodestra. «Il premier da proporre al presidente della Repubblica in caso di vittoria lo decideremo insieme». Anche se Maroni già prenota Palazzo Chigi per Giulio Tremonti. Pace fatta, dunque. «Io sono concreto - spiega Maroni - E guardo solo al progetto politico. Quello con il Pdl è un accordo che mi soddisfa molto, perché con questa intesa posso ragionevolmente affermare che in Lombardia si vince». Già pronto il programma, a cominciare da macroregione e l'impegno a trattenere il 75 per cento delle tasse in accordo con i governatori leghisti di Veneto e Piemonte. Sono 100 miliardi di euro (20 all'anno) «da utilizzare in aiuti ai redditi bassi, infrastrutture e tagli di tasse». In testa quella sulla casa e l'Irap, «8-9 miliardi di euro a carico delle piccole e medie imprese che saranno sgravate da questa gabella». E poi il taglio dei ticket sanitari e del bollo auto. Abbastanza per convincere anche il militante più riottoso. «Questa è un'occasione storica per realizzare il nostro grande sogno e io non me la lascio scappare». Anche perché, ammette Maroni, senza questa alleanza 400 sindaci leghisti e i governatori di Veneto e Lombardia avrebbero dovuto consegnare le dimissioni.


«Visto il momento - commenta il segretario lombardo Matteo Salvini che in questi giorni ha recitato il ruolo del falco contro l'accordo - e visto che contro la Lega si sta schierando il peggio, penso che valga la pena di rischiare. È giusto che ognuno abbia il suo pensiero, ma fatta la scelta si corre tutti insieme per vincere». Oggi il consiglio federale. Si comincia a parlare di candidature.

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