«A monte». O «a prescindere». Come si diceva una volta quando nelle assemblee degli studenti i più intraprendenti salivano sulla cattedra dell'aula magna e con il megafono spiegavano le sempre «ottime» ragioni per cui era giusto scioperare e picchettare l'ingresso della scuola. Punti di vista. Spesso non condivisi dalla maggior parte dei ragazzi costretti a saltar lezione ma questi, per chi giocava a far la rivoluzione, erano dettagli peraltro trascurabili.
E «a monte» e «a prescindere» si è mosso ieri mattina il piccolo corteo di un centinaio giovani che ha sfilato per il centro ed è andato a protestare davanti al Pirellone. Ce l'avevano con il nuovo governatore Roberto Maroni. Poveretto: è stato eletto due giorni fa però è già colpevole di tutto, di ciò che è successo e di quanto succederà. E anche questi sono punti di vista, però prevedibili. Come questi studenti schierati là dove tira il vento che è cambiato ed è diventato gentile. Recitano un copione dove le parti sono assegnate da sempre. E così Maroni e la sua giunta saranno i «cattivi» contro cui organizzare i cortei dei prossimi sabato mattina fino a data da destinarsi, Pisapia e la sua squadra i buoni con cui dialogare e condividere una pace sociale che negli ultimi tempi è scoppiata così forte da sembrare anche un po' sospetta. D'altronde che c'è da manifestare se quasi sempre te le danno vinte?
Ma il Pirellone non sarà Palazzo Marino. Così ieri i pasdaran della rivoluzione studiata sui bigini sono subito tornati in piazza. Non tanti ma c'è da scommetterci che si organizzeranno: «Siamo stanchi di chiedervi il futuro, riprendiamoci tutto...» era lo slogan. Uno dei tanti e dei soliti verrebbe da dire, se non fosse che il futuro oggi è un'incognita seria per tutti i ragazzi e non solo per chi si diverte ad imbrattare le vetrine delle banche con le bombolette di vernice. «Noi la crisi non la paghiamo», «Fuck austerity», uova e fumogeni, danni alle vetrate delle filiali del Monte dei Paschi di Siena e della banca popolare dell'Emilia Romagna in viale Tunisia, oltre a quelle dell'Istituto scolastico privato Gonzaga in via Vitruvio. Poi in piazza Duca d'Aosta hanno risposto all'appello alla mobilitazione lanciata da Casc Lambrate, Rete Studenti Milano e Collettivo Labout e hanno tentato di dirigersi verso Palazzo Lombardia.
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