Cronaca locale

Maroni, patto di ferro col Cav: "Non può vincere la sinistra"

L'ex ministro al fianco di Berlusconi: "Il sogno di federalista è governare la mia terra. Ambrosoli è solo una foglia di fico". Assieme sul palco: "Non dobbiamo lasciare la Lombardia ai cialtroni. Torna la mummia di Prodi"

Maroni, patto di ferro col Cav: "Non può vincere la sinistra"

«Viva l'Italia, viva la nostra Lombardia». Così Silvio Berlusconi ha chiuso ieri la convention in uno spazio di Fiera Milano City stracolmo. Al suo fianco sul palco il candidato del centrodestra Roberto Maroni. «Per me federalista - ha detto il segretario della Lega che ha già promesso che presto il Carroccio finirà in mano a un giovane - la massima ambizione è governare la mia terra». Un duetto che nemmeno la contestazione di un ex assessore dell'Idv di Cusano con le sue urla e gli aeroplanini di carta lanciati sul palco è riuscito a rovinare. In sala 2mila persone, bandiere azzurre e la distribuzione di un programma che in copertina porta un evidentissimo «Forza Italia» a testimoniare la voglia di rievocare lo spirito del '94. E Berlusconi lo fa immediatamente, citando gli ultimi sondaggi pur senza poter render pubbliche le cifre. «Ho una notizia buona, anzi buonissima: sembra che li abbiamo raggiunti e superati». È l'applauso più fragoroso, paragonabile solo a quando il Cavaliere annuncia la riforma costituzionale, perché «il presidente della Repubblica non sia eletto nottetempo dai segretari dei partiti, ma con il voto diretto dei cittadini italiani».
Un'impresa possibile grazie al patto di ferro con il Carroccio. «La Lega - dice Berlusconi - sarà nel nostro governo come solido e leale alleato. Come è sempre stato in tutti questi anni». Immediata la sponda di Maroni che al suo «presidente preferito (e non solo del Milan)», dice di essere altrettanto certo della vittoria. «In Lombardia tocca a me, a livello nazionale tocca a te». La miglior testimonianza della solidità di un patto che non è solo elettorale come sembra essere invece quello che appoggia Umberto Ambrosoli. Con Maroni che alza i toni, promettendo di mettere tutta la sua esperienza di ministro a servizio dei lombardi. «Il nostro governo - attacca - ha fatto una lotta contro la mafia senza precedenti» che «i cialtroni della sinistra» mai hanno fatto. Non solo. «Non possiamo - aggiunge - lasciare uno dei quattro motori d'Europa alla sinistra di Bersani, Vendola e Prodi. Loro non hanno la capacità di governarla e sarebbero solo una foglia di fico di chi dietro di loro vuole fare ben altre cose». In platea ad applaudire ci sono l'ex sottosegretario Daniela Santanché candidata alla Camera nel collegio Lombardia 3, il governatore Roberto Formigoni, il vice presidente della Camera Maurizio Lupi (Lombardia 1), Laura Ravetto, Mariastella Gelmini (Lombardia 2) e per la Lega il vice segretario federale Giacomo Stucchi e il senatore Massimo Garavaglia, Giorgia Meloni per Fratelli d'Italia. «Ho rivisto Prodi - dice alla fine Maroni - Mi raccomando, non facciamo ritornare le mummie».
Ma a tenere unita la coalizione c'è un programma. E quello per le elezioni politiche parla di abolizione e restituzione dell'Imu, dimezzamento del numero dei parlamentari e dei loro emolumenti, azzeramento del finanziamento pubblico dei partiti e tetto massimo di due legislature. Ma anche di una riforma di Equitalia a partire dal divieto di pignorare la prima casa e i macchinari delle aziende. Ma poi spunta anche il programma del Pdl per la Regione: sono i «12 impegni per la nostra Lombardia». Si parte dalla famiglia con una fiscalità più vantaggiosa, il buono scuola e i progetti per garantire la conciliazione con il lavoro. Poi welfare e istruzione. Per le imprese una Lombardia No tax area per chi assume giovani e fa innovazione. Adempimenti amministrativi azzerati per tre anni, apprendistato, accesso al credito. Nella sanità riorganizzazione di Asl e aziende ospedaliere, più sistemi di controllo e diminuzione delle liste d'attesa. Nel capitolo riduzione dei costi della politica e della burocrazia, tagli alla «macchina amministrativa» e alla spesa improduttiva. Investimenti nell'agricoltura e nelle grandi infrastrutture come BreBeMi, Tem e Pedemontana «riducendo l'impatto sul territorio circostante». Attenzione alla cultura e al turismo per valorizzare il territorio, ma anche il raggiungimento della quota 3 per cento di Pil investito in ricerca e innovazione.

Poi un Fondo di sostegno per la creatività che incentivi produzioni teatrali, formazione di giovani talenti, creazione di reti museali e bibliotecarie.

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